Tempi duri per il Dalai Lama, massima autorità religiosa dei buddhisti tibetani. In un'intervista esclusiva concessa al «Sunday Telegraph» in occasione di un viaggio a Londra dove domani sarà premiato nella Cattedrale di Saint Paul, il premio Nobel per la pace rivela di essere stato messo sotto strette misure di protezione dalle autorità indiane a Dharamsala, la città dove vive da oltre cinquant'anni in esilio. «Ho saputo - ha detto l'anziano leader religioso - che agenti cinesi stanno addestrando alcuni tibetani, in particolare donne, a usare veleni allo scopo di uccidermi. Il piano di queste persone consisterebbe nell'avvicinarmi con la scusa di farsi benedire da me in occasione di incontri col pubblico e di riuscire a toccarmi con sciarpe o capelli avvelenati».
Questo allarme arriva dopo che Pechino ha intensificato negli ultimi mesi le sue minacciose accuse contro il Dalai Lama, che viene dipinto come un cinico sfruttatore del fanatismo religioso delle decine di monaci che da più di un anno a questa parte si immolano con il fuoco per denunciare la brutalità della repressione cinese in Tibet. Obiettivo del leader buddhista, secondo le autorità cinesi, sarebbe la proclamazione di un Tibet indipendente da Pechino.
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