Due navi militari, il cacciatorpediniere Andrea Doria e la fregata Maestrale, sono salpate ieri da Taranto per dirigersi al largo delle coste libanesi. Scopo della missione: tutelare le truppe italiane della forza Unifil in caso di conflitto siriano. Perché l'attacco americano potrebbe scatenare violenza in tutta l'area.
D'altra parte sono sempre più drammatici i toni usati dal regime di Damasco, che alza i toni, mostra i muscoli e minaccia. «Il governo siriano non cambierà posizione nemmeno se ci fosse la terza guerra mondiale, nessun siriano può sacrificare l'indipendenza del Paese», ha affermato in un'intervista all'agenzia Afp il vice ministro degli Esteri Faysal Moqdad. Il regime ribadisce quindi di volersi difendere ad ogni costo e con ogni mezzo possibile da un eventuale attacco americano. E a questo scopo, ha sottolineato Moqad, Damasco ha già adottato «tutte le misure» necessarie per far fronte a «un'aggressione». «Gli Usa stanno mobilitando i loro alleati in vista di un'aggressione. La Siria ha tutto il diritto di mobilitare i suoi di alleati e questi offriranno ogni tipo di sostegno», ha detto Moqdad riferendosi a Russia e Iran. Sostegno che arriva immediato anche sulle analisi e sui toni. Secondo il ministro degli Esteri russo un attacco militare contro la Siria potrebbe avere effetti catastrofici se un missile colpisse un piccolo reattore vicino a Damasco che contiene uranio radioattivo.
Intanto ieri Papa Francesco ha rilanciato da piazza San Pietro il suo richiamo contro la guerra.
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