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Egitto, nuove accuse per il comico Youssef: minaccia alla sicurezza

Bassem Youssef finirà davanti ai magistrati per "minaccia alla pubblica sicurezza". Nel suo show non risparmia critiche al partito di Morsi e ai salafiti

Bassem Youssef, comico egiziano
Bassem Youssef, comico egiziano

Da YouTube ai palcoscenici televisivi, per concludere la parabola tra le accuse. Bassem Youssef, il più popolare tra i comici del piccolo schermo egiziano, è finito sotto inchiesta per "minaccia alla pubblica sicurezza", dopo che ieri la magistratura ha aperto un nuovo fascicolo a suo carico.

Youssef era già stato incriminato in precedenza per insulti all'Islam e per avere offeso il presidente Mohammed Morsi.

Il comico, scoperto nei giorni della rivoluzione contro Mubarak, grazie ai video pubblicati su YouTube, conduce attualmente uno show televisivo intitolato El Barnemeg, che in arabo significa nient'altro che "il programma", sulla CBC. Un gruppo di cittadini aveva denunciato - e non era il primo caso - riferimenti satirici diretti agli islamisti e ai conservatori salafiti nella puntata andata in onda il primo marzo, durante la quale veniva commentata una recente intervista al presidente Morsi.

Le denunce avevano portato Youssef davanti ai magistrati, ultimo in una lunga serie di dissidenti e giornalisti che negli scorsi mesi sono stati accusati da un governo di marca islamista che non ama molto dissenso e opposizione. La nuova accusa, ha scritto su twitter lo stesso comico, è quella di "avere diffuso voci e notizie false, e disturbato la quiete pubblica".

In difesa del comico egiziano - scrive l'Egypt Independent - si è mosso Jon Stewart, comico statunitense a cui Youssef si ispira apertamente. Il conduttore americano ha detto che "prendersi gioco dei cappelli del presidente e del suo inglese poco fluido è stata la mia carriera per otto anni". Il riferimento evidente è ai due mandati presidenziali di George W. Bush.

Ha poi aggiunto che senza giornalisti, blogger e personaggi come lui "Morsi non sarebbe nella posizione di reprimere nessun dissenso".

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