L'hanno fotografato spettinato e quasi confuso a una pompa di benzina. E poi sorridente a Disneyland, sulle montagne russe, coi nipoti. Il mese più lungo di Mitt Romney non è ancora finito. Puntava alla Casa Bianca, ci ha creduto fino all'ultimo: era così convinto di farcela che non si era neanche preparato due righe da leggere in caso di sconfitta. La vittoria di Obama l'ha spiazzato, è stata una «doccia fredda» come ha ammesso il suo vice Paul Ryan in una intervista. Uno choc.
E infatti Mitt Romney è volato dall'altra parte del paese, su un altro oceano, il più possibile lontano da Washington: si è rintanato nella sua villa sulla spiaggia a La Jolla, enclave di ricchi dalle parti di San Diego. Secondo gli amici vuole svernare lì. Al caldo della California. Dove un paparazzo può immortalarlo mentre fa il pieno. Dove arrivano le voci che la moglie Ann avrebbe chiesto il divorzio.
Di sicuro è facile speculare su chi si è nascosto all'occhio dell'opinione pubblica, perché questo è successo: Romney è sparito. Philip Rucker sul Washington Post ha provato a raccontare la sua reclusione volontaria a La Jolla (ha intervistato molte persone vicine all'ex candidato presidenziale, il quale però ha rifiutato di parlare): un uomo spesso solo, senza un programma quotidiano, senza un futuro preciso da inseguire. Un ex manager miliardario, impegnato da cinque anni a diventare l'uomo più potente del mondo e che ora si ritrova una sconfitta fra le mani. Si annoia perfino, forse. Dicono che anche Ann l'abbia presa male, che abbia pianto molto: si vedeva già first lady, a ricevere alla Casa Bianca. A Washington Romney è tornato, ma da solo ed è stato un viaggio di andata e ritorno. È stato a pranzo da Obama, che l'ha invitato, come da galateo presidenziale, qualche giorno fa: i due ex rivali hanno mangiato nella sala vicino allo Studio ovale come si conviene agli ospiti importanti, tacchino al chili e insalata di pollo arrosto, chiacchiere private, strette di mano per i flash. E poi via, con la nota della Casa Bianca che parla di un impegno a «rimanere in contatto» e Romney che non ha voluto dire una parola. Non dice più nulla, da quando è intervenuto a una conferenza coi donatori repubblicani e ha accusato Obama di avere vinto facendo «regali» all'elettorato. Tutti gli hanno dato addosso, perfino dal partito, col quale i rapporti non sono granché: i conservatori sembrano averlo già cancellato, mentre lui avrebbe confessato di non voler contribuire alla ricostruzione del Gop.
Romney potrebbe scrivere un libro di memorie, potrebbe tornare in affari, potrebbe occuparsi di no profit. «L'unica porta che rimarrà chiusa» per lui - ha detto un ex consigliere di John McCain - sarà quella del 1600 di Pennsylvania avenue. Può sperare, per rimanere sulla cresta dell'onda, che l'ex rivale gli assegni un incarico. Ma non si sa che cosa voglia davvero: secondo il Washington Post passa molto tempo a passeggiare, a pedalare, a riflettere. Non dà la colpa a nessuno, non si è inacidito. Ma è deluso. Subito dopo le elezioni ha iniziato a perdere «amici» su Facebook al ritmo di quasi seicento al giorno. Poi ha scoperto che perfino i suoi mormoni gli avevano concesso meno voti che a George W. Bush.
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