In Francia Accusato di voler evadere le tasse

La sua richiesta aveva fatto inferocire la Francia benpensante. Bernard Arnault, l'uomo con la più grande fortuna di Francia, la decima al mondo, aveva chiesto la nazionalità belga. Erano piovute accuse e insulti. Come già Depardieu, disgustato dalle troppe tasse era volato dall'amico Putin, così i francesi temevano che Arnault volesse emigrare per sfuggire al maglio fiscale. Per giorni Arnault, alla guida del più grande impero imprenditoriale, LVMH, si era visto attaccare dai giornali, primo tra tutti Libération che col suo titolo: «Casse toi riche con» (che suonava come: «vattene ricco coglione») lo aveva fatto infuriare. Poi, dopo mesi di polemiche e accuse di mancanza di patriottismo, Arnault aveva finalmente annunciato che no, non sarebbe diventato il nuovo simbolo dell'evasione fiscale, la sua partenza era per evitare una più penosa disputa familiare per l'eredità. Certo, questione non facile dovendo suddividere un impero a cui non mancano pretendenti: all'appello ci sono i 5 figli avuti da due diversi matrimoni e due nipoti, figli della sorella deceduta. In gioco c'è la prima fortuna di Francia, nel suo gruppo le marche più importanti del mondo, Dior, Guerlain, Kenzo, gli orologi TAG Heuer.
Arnault, che a 64 anni non ha nessuna intenzione di andare in pensione, ha voluto però mettere le cose a posto. E così ha trasferito quasi tutte le sue partecipazioni azionarie in una controllata in Belgio, Pilinvest. L'operazione, è stata accompagnata dalla cessione in usufrutto del 48,5% di quote in Groupe Arnault, la holding di famiglia, ai suoi figli. Insomma, quasi l'80% dei dividendi distribuiti dal Gruppo Arnault LVMH al suo capo si sono trasferiti a Bruxelles. Una fondazione destinata a proteggere il proprio capitale e l'eredità dei propri figli una volta che avverrà il suo decesso.
Ma ecco il punto: la fondazione ha tre obbiettivi, proibire la vendita delle azioni LVMH legate ai suoi cinque figli per i prossimi dieci anni, assicurarsi che voteranno in modo congiunto e soprattutto decidere quale tra i tanti eredi diventerà il nuovo Re. Quest'ultimo spinosissimo compito è in mano ad una commissione di tre saggi presieduta dall'ex ministro delle finanze francesi Thierry Breton.
In pole position ci sono Delphine e Antoine, i figli avuti dal primo matrimonio, già i due fratelli lavorano nel gruppo come dirigenti. Lei a Dior e lui come direttore della comunicazione di Louis Vitton. Ad Antoine si devono le grandi e polemiche campagne pubblicitarie degli ultimi anni, cominciando da quella del 2007 in cui si vedeva l'ultimo presidente dell'Unione Sovietica, Mijail Gorbaciov seduto a bordo di una lussuosa berlina con la sua valigia Vuitton, passando davanti al muro di Berlino.
Un milionario Bernard Arnault, con una fortuna stimata intorno ai 21mila milioni di euro, che forse non verrà ricordato per la sua simpatia o per la sua generosità. Nonostante le cifre da capogiro (solo l'anno scorso oltre 28milioni di euro di vendita) la sua figura resta ben lontana dal tycoon americano Warren Buffett, che dichiarò di voler pagare più tasse perché si era reso conto che la sua segretaria aveva, in proporzione, un'imposizione fiscale ben superiore a quella a cui lui era soggetto. I detrattori di Bernard invece ricordano che il vizio di sfuggire agli esattori è apparso in lui fin dalla giovane età.

Risale al 1981 la sua prima fuga fiscale, destinazione Stati Uniti, dopo l'ascesa al potere di Mitterrand: un uomo «fortuné», che da sempre nutre una spiccata avversione verso i socialisti e soprattutto verso la loro mania di tassare i ricchi. Ma la fondazione in Belgio sicuramente tutelerà tutta la famiglia.

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