Dalla "Francia forte" al flop degli 007 Sarkò ora teme il voto

Gli errori del governo rischiano di favorire Marine Le Pen e Hollande. E il presidente invoca nuove leggi contro chi si addestra all’estero

Dalla "Francia forte"  al flop degli 007  Sarkò ora teme il voto

L’ultimo cadavere rischia d’essere quello di Nicolas Sarkozy. Digerita l’adrenalina la Francia tira le somme d’una settimana da incubo. E le certezze d’un presidente che sembrava beneficiare dell’insicurezza generata dalle stragi di Tolosa e Montauban sembrano traballare. Il primo schiaffo gli arriva da Albert Chennouf, padre di uno dei tre parà uccisi, che definisce un «fallimento» l’assedio conclusosi con l’uccisione di Mohammed Merah. «È un fallimento - ripete papà Chennouf - avrei voluto un processo, avrei voluto sapere perché ha fatto questo a mio figlio e com’è possibile che un uomo conosciuto dai servizi abbia potuto agire in questo modo».

Dietro il «grand guignol» incominciano ad emergere, insomma, errori ed incertezze di organismi come polizia e servizi di sicurezza che in Francia fanno sempre capo all’Eliseo. Scoprirlo a poche settimane dalle presidenziali del 22 aprile non è esattamente rassicurante. Soprattutto se hai sul collo il fiato di una sfidante come Marine Le Pen abilissima nello sfruttare le incertezze in materia d’immigrazione, minaccia islamica e terrorismo. Fino a martedì le speranze della candidata del Fronte Nazionale non superavano il 15 per cento dei voti. I dubbi sull’operato del governo rischiano ora di rendere molto più consistente il suo bottino. E visto che Marina Le Pen ruba voti soprattutto a destra a beneficiarne sarebbe inevitabilmente il candidato di sinistra François Hollande.

Sarkò l’ha capito e cerca disperatamente di correre ai ripari. Ieri, a meno di due ore dall’eliminazione di Mohammed Merah è già davanti alle telecamere per promettere nuove leggi in grado di bloccare la comparsa di nuovi lupi solitari della «guerra santa». «I frequentatori abituali di siti internet in cui si fa l’apologia del terrorismo o si istiga a odio e violenza verranno puniti» promette il presidente, annunciando anche un progetto di legge in grado di far arrestare «chiunque vada all’estero per partecipare ad addestramenti o indottrinamenti riconducibili al terrorismo». Sante parole perché - come ricorda il padre del parà assassinato - i servizi segreti sapevano benissimo che Mohammed Merah era stato in Afghanistan ed era pericoloso.

Nel novembre 2011 dopo il ritorno dalla seconda trasferta afghano - pakistana la «Direction centrale du renseignement intérieur» convoca Merah e gli chiede ragione di quelle sospette e ripetute peregrinazioni. I servizi sono già in possesso del rapporto dell’intelligence afghana in cui si segnalano sia l’arresto del francese - sorpreso in compagnia di una squadra di attentatori talebani - sia la sua partecipazione all’evasione di massa del 2010 dal carcere di Kandahar. Eppure non succede nulla. L’intelligence francese si beve la balla di un semplice viaggio turistico e non muove un dito.

Non succede nulla neppure quando una vicina di casa presenta una doppia denuncia contro Merah accusandolo - come riferiva ieri il quotidiano bretone Le Telegramme - di aver mostrato al figlio quindicenne dei filmati alqaidisti in cui si vedono sgozzamenti e decapitazioni rituali. «Ha trascinato mio figlio a casa sua, e l’ha costretto a restare lì dalle cinque di pomeriggio a mezzanotte per guardare quei video di Al Qaida in cui – racconta la donna - vedevano una donna uccisa con una pallottola alla testa e degli uomini fatti a pezzi». Ancor più imbarazzante è la determinazione con cui il ministro della Difesa Gerard Longuet giustifica inizialmente il mancato fermo di Merah.

Mercoledì, ad assedio già in corso il responsabile della difesa ripete che l’arresto preventivo di un cittadino sospettato di partecipare ad addestramenti all’estero equivale all’instaurazione di uno stato di polizia. Esattamente l’opposto di quanto auspica ieri Sarkozy promettendo una nuova legge in grado di garantire l’arresto di chi rientri da soggiorni in campi terroristici all’estero. Ma Sarkò è un campione del doppio pensiero.

Mercoledì telefonava al capo dei Raid, suo corpo d’élite preferito sin da quand’era ministro degli Interni, per chiedergli di catturare Merah vivo. Ieri si è complimentato con lo stesso comandante per aver att+eso 24 ore ed averlo alla fine ucciso.

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