LondraL'hanno trovato privo di vita nel bagno della sua magione del Surrey da 10 milioni di sterline. La vita del magnate russo Boris Berezovsky, autoesiliatosi in Gran Bretagna nel 2000, si è conclusa così, a 67 anni, sulle piastrelle della sua lussuosissima casa che aveva finestre a prova di proiettile, porte blindate e videocamere in ogni angolo. Ieri la Bbc ha dato la notizia senza dettagli, ma sui media britannici giravano indiscrezioni sul fatto che il tycoon, divenuto uno strenuo oppositore di Putin e rimasto fino alla fine un ricercato nel suo Paese, abbia voluto farla finita dopo che la fortuna l'aveva abbandonato. Nell'ultimo anno i debiti l'avevano praticamente strangolato a causa di una battaglia legale contro il suo ex socio storico, l'oligarca Roman Abramovich - patron del Chelsea - dalla quale era uscito pesantemente sconfitto e anche la sua ex compagna Yelena Gorbunova l'aveva trascinato in tribunale accusandolo di essersi tenuto la sua parte di soldi derivanti dalla vendita di una proprietà in Surrey da 25 milioni di sterline. Alcuni fonti vicine a Berezovsky hanno raccontato alla Bbc che queste ultime vicende l'avevano sprofondato nella depressione e che improvvisamente aveva abbandonato i suoi uffici di Londra. Il 18 marzo scorso il Times aveva riportato che il magnate era stato costretto a vendere perfino un celebre ritratto di Lenin di Andy Warhol.
La sua morte rimane però un giallo, soprattutto perché va ad aggiungersi a quella di altri esuli russi tutti scomparsi a Londra e dintorni in circostanze misteriose, molti di loro stretti collaboratori e amici dello stesso Berezovsky. Primo fra tutti quell'Alexander Litvinenko, ex spia russa ed esiliato a Londra che morì nel 2006 dopo essere stato avvelenato con il polonio in un locale della capitale. Berezovsky fu indirettamente accusato della sua morte dal Cremlino assieme a tutti gli oppositori del regime sospettati di aver pianificato sia l'omicidio di Litvinenko che quello della giornalista Anna Politkovskaya per gettare discredito su Vladimir Putin. Lui, che proprio all'ex agente dei servizi segreti aveva perfino comprato una casa, si è sempre dichiarato innocente ribaltando le accuse sul presidente russo. «È pronto ad uccidere chiunque abbia definito un nemico della Russia e anch'io sono diventato un obiettivo» aveva spesso dichiarato Berezosvky in passato parlando di lui. Parole pesanti come pallottole eppure quando si pensa al cadavere di quest'uomo la memoria non può non correre ad un'altra morte sospetta avvenuta nel 2008, di un altro amico, l'oligarca georgiano Patar Katsishvili. Le similitudini tra i due casi sono impressionanti. Anche quest'ultimo venne ritrovato privo di vita nella sua casa in Surrey e per prima cosa si pensò ad un infarto. La vittima aveva 52 anni e il cuore debole. Ma era anche un'oppositore di Putin nonché diretto avversario alle elezioni georgiane del presidente Mikhail Saakashvili. Inoltre aveva spesso affermato che lo avrebbero ucciso e proprio per questo dopo la sua morte Scotland Yard aveva aperto un'inchiesta.
Soltanto nei prossimi giorni conosceremo gli sviluppi di quest'ultimo caso. È vero che la depressione colpisce chiunque in modo subdolo, ma è difficile immmaginarla in un combattente come Berezovsky che si era reinventato per tutta la vita. Dalla sua prima carriera come matematico aveva fatto fortuna negli Anni Novanta importando le Mercedes in Russia, era inoltre entrato a far parte della ristretta cerchia di supporter del primo presidente Boris Eltsin e della sua famiglia.
Giallo sulla fine di Berezovsky Trovato morto il rivale di Putin
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