Alla gogna i «wanted» dal fisco di Sua Maestà

Alla gogna i «wanted» dal fisco di Sua Maestà

Non sono famosi. Ma sono molto ricercati, dal fisco di Sua maestà. Venti facce sconosciute, volti da foto segnaletica, qualche immagine rubata e sfocata, un identikit che pare quello dei boss latitanti da decenni: sono i «most wanted», quelli a cui l'agenzia delle entrate britannica dà la caccia da mesi, o anni, perché hanno rubato milioni al fisco. Settecentosessantacinque milioni di sterline: quasi un miliardo di euro sono costati ai contribuenti britannici (quelli ligi al fisco). E così l'Hmrc, Her majesty revenue and customs ora ha deciso di rincorrerli per terra e per mare, anche facendo appello al senso civico e (soprattutto) alla rabbia dei cittadini. E ha messo on line le loro fotografie: tutti nomi e volti identificati, alcuni in attesa di processo, altri già condannati, in ogni caso tutti volatilizzati prima di finire nelle galere di Sua maestà.
Sono tutti evasori in fuga. Grandi evasori, frodatori da centinaia di miglia di sterline, milioni anche: i segugi del fisco reale li cercano nel Regno Unito e all'estero. Stati Uniti, Dubai, Pakistan, Israele, Cipro. Sono alcuni dei posti in cui si nascondono i venti super furbetti delle tasse d'Oltremanica: l'Hmrc spera che qualcuno li incontri, li riconosca e li segnali all'agenzia. Si può telefonare, scrivere una mail, contattare il sito dei «Crimestoppers», cioè i persecutori del crimine. Perché di criminali si tratta: molti già condannati a qualche anno di prigione, in contumacia; alcuni colpevoli di importazione illegale di sigarette o alcol (con cui eludevano milioni di Iva), altri alla guida di affari poco chiari. Una sola donna, fra loro: Emma Elizabeth Tazey, 38 anni (anche se la foto sul sito dell'agenzia pare quella di una liceale), complice di un altro most wanted, Gordon Arthur, in una frode da quindici milioni di sterline. Secondo il fisco è negli Stati Uniti, come John Nugent, un cinquantenne che avrebbe sottratto al fisco ventidue milioni. Hussain Asad Chohan, anglopachistano, sarebbe scappato a Dubai fregandosi duecento milioni di Iva mai pagata; Nasser Ahmed, quarantenne condannato a sei anni per frode, ne avrebbe rubati centocinquantasei e anche lui sarebbe a Dubai, o forse in Pakistan, come Zafar Baidar Chisthi, condannato a undici anni per una frode da centocinquanta milioni. Yehuda Cohen invece era stato arrestato all'aeroporto di Heathrow ma è riuscito a scappare prima del processo, fregando ottocentomila sterline ai contribuenti. Che non solo pagano, ma pagano doppio.
È su di loro, su chi paga le tasse, che punta l'agenzia per recuperare soldi e punire i colpevoli: il sottosegretario alle finanze David Gauke ha promesso con toni churchilliani che questi super evasori saranno ricercati senza sosta. Perché l'evasione costa alla Gran Bretagna dieci miliardi l'anno, e in tempi di austerity pesano ancora di più.

Ma anche perché fa male all'immagine e alimenta l'insofferenza popolare. Perciò la pubblicazione delle foto: perché il rancore può molto. Anche in Italia, qualche anno fa, le dichiarazioni dei redditi furono rese pubbliche: e all'improvviso tutti si misero a fare i conti in tasca al vicino.

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