Green economy? Un bluff La scoperta dell'America è nei programmi elettorali

Dove è finito quel presidente Obama che scommetteva sulla green economy per far rinascere l'economia degli Stati Uniti? Se ne sono perse le tracce e il duello tv con il suo sfidante Mitt Romney, l'altra sera, ne è stata una prova lampante. Malgrado si parlasse di economia e malgrado il moderatore del duello, Jim Lehrer, fosse stato fatto oggetto di una campagna di pressione da parte di gruppi ecologisti perché facesse domande precise ai candidati sulla «crisi climatica», l'argomento è rimasto tabù. È stato sfiorato soltanto da Romney, quando ha rinfacciato al presidente lo «scandalo Solyndra», miliardi di dollari buttati in una società di pannelli fotovoltaici destinata al fallimento. Ma Obama ha fatto finta di nulla. Eppure è ancora vivo nella memoria il discorso della «svolta storica» pronunciato al Congresso il 25 febbraio 2009 quando destinanò 100 dei 787 miliardi di dollari del pacchetto salva-economia all'incentivazione di solare e fotovoltaico, annunciando ulteriori investimenti da 15 miliardi l'anno sempre per solare e fotovoltaico oltre che per lo sviluppo dell'auto elettrica. È ancora vivo quel discorso, ma terribilmente lontano, perché nel frattempo è anche crollato il costo del gas naturale (-46% in tre anni) che - a dispetto di Obama - è diventato la forza trainante dell'economia Usa. La sfiducia nelle fonti rinnovabili è ormai dimostrata dai dati appena pubblicati dal Clean Energy Pipeline: nel terzo quadrimestre del 2012 gli investimenti globali sono calati del 28% rispetto al quadrimestre precedente e del 52% rispetto allo stesso periodo del 2011. In particolare, per gli Usa il calo più evidente è stato nell'eolico con un -62% rispetto al quadrimestre precedente.
La questione è particolarmente calda per l'Europa, dove i drastici tagli di bilancio imposti dalla crisi rendono insopportabile per i cittadini l'aumento del costo dell'energia elettrica a causa degli incentivi per le rinnovabili. Germania e Spagna sono già passate all'azione nel taglio degli incentivi e la situazione è acuta in Germania, dove è anche fallita una delle più importanti aziende del fotovoltaico, la Q-Cell.

L'unico paese che non sembra rendersi conto della situazione è l'Italia che, dopo aver rinunciato al nucleare e continuando a demonizzare il carbone, continua a vedere nelle fonti rinnovabili l'unico settore energetico su cui investire.

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