Siamo sempre più preoccupati per il futuro, angosciati per il presente e abituati a piangerci addosso. La crisi economica imperversa e avremo anche valide ragioni per indulgere al pessimismo e alla lamentela, qui in Italia. Ma ogni tanto sarebbe utile esercizio allungare lo sguardo e renderci conto di quanto siamo comunque fortunati a esser nati quaggiù e non in parti del mondo dove la vita umana vale pochissimo e dove violenza e cattiveria la fanno da padrone. In Guatemala, per esempio, da dove arriva una storia tragica che ha come protagonista un bambino di sei anni, la cui famiglia è stata massacrata da un commando perché non voleva cedere il pezzo di terra su cui sorgeva la propria casa. Una storia che probabilmente sarebbe scivolata via nell'indifferenza se un fotografo dell'agenzia Epa non l'avesse fissata in una serie di scatti spezzacuore.
Erano addirittura in dieci, secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, i componenti del gruppo di fuoco che si sono presentati all'alba a Las Escobas, un villaggio a una ventina di chilometri da Città del Guatemala. Armati di fucili e kalashnikov si sono accaniti sugli abitanti di una povera casa tirata su con lamiere di zinco, evidentemente nel posto sbagliato: qualcuno voleva impadronirsi di quel terreno. Qualcuno che secondo le testimonianze dei vicini aveva molto insistito, ma senza successo: la famiglia Gonzales si era rifiutata di vendere. Per questo l'ha pagata carissima. Gli assassini hanno fatto irruzione sterminando Enrique Gonzales, 35 anni, la moglie Maribel Sandra di 30, i fratelli Roberto ed Encarnaciòn di 28 e 18, la madre cinquantenne Maria Concepciòn e perfino, senza mostrare la minima compassione, un bambino di 8 anni e un neonato di pochi mesi.
Unici scampati alla carneficina sono quattro bambini, due dei quali feriti dalle pallottole. Restano incolumi, e attoniti, il bimbo protagonista degli scatti pubblicati dal quotidiano inglese Daily Mail e la sua sorellina di tre anni. Le fotografie mostrano il piccolo mentre racconta ai poliziotti le fasi del massacro dei suoi genitori, di sua nonna, dei suoi zii e dei suoi fratellini. Lo si vede perfino mimare il gesto di sparare con un mitra. Gli investigatori lo ascoltano e intanto piazzano a terra decine di cartellini numerati, il disegno della strage di una famiglia di poveri disgraziati.
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