Mondo

Hollande, maggio nero. Tutti in piazza contro il presidente

Dure contestazioni sull'operato del leader francese. Se si votasse oggi non arriverebbe al ballottaggio

Hollande, maggio nero. Tutti in piazza contro il presidente

«La Francia è nella notte», tuona Marine Le Pen dall'alto del palco allestito in onore di Giovanna d'Arco. «È la notte degli affari, la notte dello sfaldamento della morale, la notte delle menzogne ai francesi», urla di fronte alle migliaia di militanti riuniti in Place de l'Opéra, fra bandiere tricolore e slogan anti-sistema («Né destra, né sinistra, Front National!»). Poi la dama nera con le sembianze da fata promette «la luce della speranza» ai francesi colpiti dalla crisi e l'uscita dalle «tenebre dell'Europa». Ha gioco facile. Perché il termometro dell'insoddisfazione si misura soprattutto su un'altra piazza, quella dei manifestanti che nello stesso giorno, Primo maggio di lotta e di governo, rispondono all'appello di una parte dei sindacati. È la stessa piazza che un anno fa, vigilia del secondo turno delle presidenziali del 6 maggio, si radunava fiduciosa (tra i 350mila e i 700mila) per sfilare contro il nemico Sarkozy e sperare nel nuovo vento: l'arrivo di un socialista all'Eliseo.

Un anno esatto è passato dall'agognato traguardo, la gauche ha rimesso piede nei palazzi del potere, ma nei 324 cortei sparsi per tutta la Francia disilussione e rabbia imperversano. «François Hollande? Non ho nulla contro, bisogna solo che gli si spieghi di andare dall'altra parte, quella dei salariati, non quella dei padroni», ironizza Jean-Claude, tesserato della Cgt che ha chiamato a raccolta i lavoratori (fra i 90mila e i 136 mila nel solito balletto di cifre fra organizzatori e ministero dell'Interno). È l'ultimo miracolo di Hollande: aver spaccato il sindacato. I riformisti di Cfdt, Cftc e Cgc da una parte, favorevoli all'accordo sul lavoro basato sulla flexicurity (flessibilità e sicurezza per i lavoratori, garantiti da un sistema di formazione continua) e Cgt e Fo dall'altra, convinti che il risultato sarà maggiore flessibilità e nuove insicurezze e tra l'altro infuriati per la mancata promessa di amnistiare i sindacalisti casseurs, gli sfasciavetrine.

A un anno dalla sua elezione, Hollande ha deluto molti, troppi, anche i suoi. I sondaggi sono impietosi: se si rivotasse domenica il presidente non arriverrebbe nemmeno al ballottaggio, relegato a un impietoso 19%, superato da Madame Le Pen al 23% e dallo stesso Sarkozy al 33%. Meno di un francese su quattro (contro il 52% dell'elezione) è ancora soddisfatto del suo lavoro, ma i disoccupati (oltre tre milioni, con 100mila posti persi in un anno) non perdonano e le acciaierie Florange, i cui altiforni sono ormai spenti, sono diventate il simbolo della débâcle. Un disastro che per il presidente si trasforma in un maggio nero, un anniversario da incubo. Non solo il Front National e i sindacati, spaccati, in piazza il Primo maggio. Il 5 sarà la volta del Front de gauche di Jean-Luc Mélenchon, che griderà il suo «no» alla politica di austerità del governo. Austerità contro la quale premier e presidente sembravano voler fare la voce grossa in Europa e sulla quale sembrano invece esser scivolati anche loro.

Tanto da aver fermato, non dopo accese polemiche e guerre intestine, la bozza di un documento interno al Ps, preparato in vista delle europee del 2014, ma trapelato prima della sua stesura finale, in cui i socialisti francesi definivano «intransigenza egoista» la politica della Cancelliera tedesca Angela Merkel. Come se non bastasse, ciliegina sulla torta, il presidente dovrà affrontare una nuova contestazione di piazza il 26 maggio, contro i matrimoni gay che la gauche considerava bandiera da sventolare. Il tutto mentre si avvicina la riforma più spinosa, quella delle pensioni, che prevede una tassazione più alta e costringerà i francesi a lavorare più a lungo.

Quanto basta per archiviare il brindisi del primo anno.

Commenti