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I Sioux si ricomprano la terra sacra per 9 milioni

Con una mano dalle celebrità e una raccolta fondi durata mesi, le tribù Sioux (o meglio i loro discendenti) sono riuscite a comprare un terreno sulle Black Hills, un'area del South Dakota che è considerata una terra sacra dai nativi americani. Ci sono voluti mesi di campagna ma - soprattutto - nove milioni di dollari per aggiudicarsi un terreno che, apparentemente, sembra desolato e spoglio, ma che per i discendenti delle antiche tribù vale moltissimo. Tanto che è stata l'Indian Land Tenure Foundation a spingere per la raccolta fondi, per tentare di riconquistare le Black Hills, dette Paha Sapa in lingua indiana.
L'area era in mano a una coppia, Leonard e Margaret Reynolds; di fatto però da anni era a disposizione della «Great Sioux Nation», che poteva così organizzare i suoi rituali. All'inizio di quest'anno però i Reynolds hanno messo all'asta la terra, suscitando una protesta immediata da parte delle tribù. Da quel momento l'imperativo è stato uno solo: trovare i soldi per acquistare la terra sacra. A dare loro una mano sono intervenute anche alcune celebrità del mondo del cinema e della musica americani, come P Diddy, Bette Midler, Ezra Miller e il produttore Sol Guy.
Nella regione delle Black Hills sono state girate molte scene di Ballando coi lupi, il famosissimo film di Kevin Kostner pluripremiato con gli Oscar. Mentre a Little Big Horn i soldati del Colonnello Custer furono massacrati dagli indiani. E oltre agli «eventi» da ricordare, questa terra è stata di fatto la «casa» delle tribù da millenni. I nativi vi abitavano fin dal 7000 avanti Cristo, mentre le tribù Lakota vi si sono stabilite nel 1500 dopo Cristo. Alla fine delle guerre fra indiani e americani un trattato di pace sancì che quella terra sarebbe stata affidata agli indiani. Ma quell'assegnazione durò poco: tempo qualche anno e la regione fu concessa ai cercatori d'oro. È da allora che la battaglia non si ferma. Nel 1980 la Corte Suprema decretò che le Black Hills fossero state occupate «illegalmente» e che lo Stato dovesse pagare 100 milioni di dollari come risarcimento ai nativi. Soldi rifiutati dalle tribù, perché una terra sacra non poteva essere mercanteggiata e «svenduta» per del denaro.
Ora la battaglia giuridica e politica sembra chiusa definitivamente.

Qualcuno, fra i nativi, ha criticato che siano stati spesi dei soldi per comprare qualcosa già di proprietà dei Sioux, ma in generale l'«acquisto» è considerato come una grande vittoria (anche se sicuramente costosa). Il capo dei Sioux Cyril Scott ha parlato di «un grande giorno per la Nazione Indiana».

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