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Inciucio Londra-Berlino contro l'Ue

Il Times rivela l'accordo tra i due Paesi per schivare i vincoli bancari e quelli sulle emissioni di carbonio

La cancelliera tedesca Angela Merkel e il primo ministro inglese Minister David Cameron
La cancelliera tedesca Angela Merkel e il primo ministro inglese Minister David Cameron

Un asse Londra-Berlino per aggirare norme e regolamenti sulla base del mutuo soccorso. La Gran Bretagna sta negoziando un accordo segreto con la Germania per aiutare a proteggere l'industria tedesca di auto di lusso dalle nuove normative europee, in cambio di sostegno per le banche del Regno Unito. Lo scrive il Times in prima pagina: un vero e proprio patto di ferro tra le due superpotenze continentali per ottenere un doppio vantaggio.
Da un lato funzionari di Downing Street assieme ai parigrado berlinesi starebbero studiando come consentire alla Germania, fresca della conferma di Angela Merkel, di ritardare l'introduzione di tetti massimi di emissioni di anidride carbonica che potrebbero danneggiare BMW, Mercedes-Benz e Audi. Non proprio tre marchi di secondo piano. E in cambio la Gran Bretagna chiede aiuto per il proprio settore bancario, di fare pressioni affinché Bruxelles riduca l'impatto delle norme sulla trasparenza bancaria: in sostanza per mitigare la rigidità europea.

Alla voce banche, le misure incriminate includono quella che prevede la divulgazione della tassa che gli istituti pagano in ogni Paese, oltre ai prossimi regolamenti proposti dalla Commissione Europea. La Banca d'Inghilterra ha giocato un ruolo chiave dietro le quinte per ampliare il meno possibile la sfera di nuove normative imposte da Bruxelles. Infatti l'Autorità bancaria europea, che stabilisce gli standard per il settore in tutta l'Unione, ha confermato da tempo la propria intenzione di estendere la misura relativa alla trasparenza a decine di migliaia di banchieri. Circostanza che Londra non ha mai mostrato di gradire.

Sulla questione ambiente-auto solo un mese fa era scoppiato un caso diplomatico tra Berlino e Parigi. La Francia è stato l'unico governo europeo a bloccare le vendite di Mercedes in segno di protesta contro l'uso continuato da parte della ditta tedesca di un refrigerante che per motivi ambientali è avversato dall'Ue. Una mossa che accese un campanello di allarme in Germania che, a sua difesa, definì l'episodio come una ripicca del «vicino di casa» invidioso del successo automobilistico teutonico. In quella circostanza Daimler, la società madre, arrivò ad accusare i francesi di cercare di «danneggiare un produttore tedesco» in un momento in cui la Germania sta vincendo la battaglia nel settore. E lo scorso 30 settembre da Berlino era giunta la richiesta agli alleati di rinviare al 2024 la riduzione delle emissioni delle nuove vetture a 95 grammi di anidride carbonica per chilometro: l'obiettivo era andare incontro ai costruttori di casa propria. La proposta iniziale, sostenuta dai maggiori Stati membri dotati di una propria realtà industriale automobilistica come Italia, Francia e Regno Unito, e condivisa da altri Paesi, prescrive che i costruttori dimezzino le emissioni della loro nuova gamma di vetture, da 130 a 95 grammi di Co2 per chilometro entro il 2020.
Tuttavia dà ai produttori la facoltà di sforare il limite entro i 2,5 grammi di anidride carbonica per chilometro annuo, per un periodo di transizione dal 2020 al 2023. Insomma, tra Londra e Berlino un do ut des, legittimo, ma su cui si inarcano i sopraccigli dei puristi.

Come dire che anche i tedeschi mentre predicano rigore tout court, al contempo sono bravissimi nel «passare» quando serve all'incasso.
twitter @FDepalo

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