Ogni tanto fa la voce grossa e quando succede in molti tremano. A cominciare da quei genitori che lo hanno snobbato perché «tanto non è pericoloso e dopo una settimana a letto è tutto passato». E invece il morbillo è insidioso come un'arma letale. In questi giorni sta diffondendo il panico nel Regno Unito: a Swansea, nel Galles, è scoppiata una vera e propria epidemia. Le autorità sanitarie britanniche hanno già contato mille contagi e in un caso su quattro è stato necessario il ricovero. C'è anche la morte sospetta di un venticinquenne a rendere la situazione allarmante. I responsabili della Sanità temono che il contagio, che già lambisce Londra, città zeppa di giovani e stranieri di ogni etnia, possa diffondersi a macchia d'olio. Così si tenta di bloccare l'epidemia con una massiccia campagna di vaccinazioni. Un milione di dosi saranno somministrate agli under 16 per fronteggiare quella che è stata definita una «minaccia crescente».
«Stiamo agendo il più in fretta possibile - ha detto Mary Ramsay, capo del servizio vaccinazione per il ministero della Salute - temiamo che l'epidemia possa colpire Londra e il sud-est dell'Inghilterra, dove le vaccinazioni negli anni scorsi sono state molte meno rispetto alle altri parti del Paese».
I timori sono fondati. Ogni malato più infettare fino a 16 persone non vaccinate con un semplice colpo di tosse. Craig Venter, lo scienziato che ha scoperto la sequenza del genoma umano, ha suggerito di sbarrare le porte d'ingresso alle scuole a tutti i ragazzi che non sono stati vaccinati. Una soluzione radicale, ma condivisa dai nostri esperti. «È uno scenario estremo, certo, ma permette di evitare molti e gravi danni», ammette Fabrizio Pregliasco, virologo italiano, che spiega le radici dell'attuale epidemia inglese. «Nel '94 qualcuno aveva sostenuto un nesso tra il vaccino e l'autismo - ricorda Pregliasco - ma non ci sono mai state prove scientifiche di questo legame. I blog contro i vaccinatori, però, sono stati più bravi e convincenti così molte mamme hanno lasciato scoperti i propri figli pur di non rischiare».
Così, ora, quelli non vaccinati da piccoli sono finiti in ospedale da adolescenti oppure sono stati sottoposti a vaccinazione forzata. E non ci sono strade alternative. Per evitare contagi collettivi serve una grande opera di prevenzione. Che in Inghilterra manca, a differenza dell'Italia dove la copertura vaccinale contro il morbillo si attesta intorno al 90%. Certo, a causa dei soliti scettici, non abbiamo ancora raggiunto la perfezione. Per arrestare la circolazione del virus bisogna raggiungere la soglia del 95% e ci sono alcune regioni, Campania in testa, che si fermano a circa il 50% in fatto di vaccinazioni. Così, nonostante una buona immunizzazione, negli ultimi due anni abbiamo avuto circa 8.300 casi di morbillo, quasi tutti in soggetti non vaccinati o non correttamente vaccinati. La fascia di età più colpita è quella tra 15 e 19 anni e oltre il 68% aveva un'età compresa tra 10 e 34 anni, cioè persone nate negli anni immediatamente successivi all'introduzione del vaccino contro il morbillo nel nostro Paese, quando le coperture vaccinali erano ancora molto basse. Il problema sono le complicanze, maggiori negli adulti rispetto ai bambini. Nell'ultimo triennio, infatti, oltre un quinto dei malati è stato ricoverato; c'è stato un decesso e uno su quattro ha sviluppato complicazioni come polmonite, trombocitopenia, convulsioni, encefalite acuta. Tutto evitabile con l'iniezione salvavita.
L'Organizzazione mondiale della sanità stima che ogni anno vengano evitate dai 2 ai 3 milioni di morti grazie alle vaccinazioni: ma oltre 22 milioni di bambini non sono ancora adeguatamente protetti. E dunque a rischio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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