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Così la "cupola di ferro" ferma i missili

Il sistema Iron Dome intercetta 192 razzi su 200 e mira solo a quelli pericolosi

Un razzo Iron Dome
Un razzo Iron Dome

Sud di Israele. Le sirene suonano. Tzeva Adom, ripete una voce meccanica di donna: codice rosso. Segnala alla popolazione di cercare un luogo protetto prima che i razzi in arrivo dalla Striscia di Gaza colpiscano il loro obiettivo. In queste ore, sul cielo delle cittadine israeliane del Sud, è possibile vedere spesso, dopo il suono delle sirene, lunghe scie di fumo bianco salire veloci dal suolo verso l'alto e terminare, con un'esplosione, in una piccola e lontana nuvola nera. Accade quando il sistema di difesa anti-missile, Iron Dome - cupola o scudo di ferro - entra in azione e intercetta un razzo lanciato dal territorio palestinese. È quello che è accaduto ieri anche nei cieli di Tel Aviv, quando le sirene hanno suonato per la terza volta da giovedì sera. Proprio poche ore prima, l'esercito aveva dispiegato una nuova batteria anti-missile, la quinta del sistema di difesa.

Doveva essere pronta soltanto fra due mesi, spiega al Giornale un funzionario del ministero della Difesa israeliano. Le autorità hanno deciso di accelerare i tempi dopo che due razzi - giovedì e venerdì - hanno sfiorato Tel Aviv. Non hanno fatto né danni né vittime ma sono stati eventi senza precedenti che hanno alzato il livello della paura nella popolazione e irrobustito la reazione militare israeliana sulla Striscia. Il sistema di difesa Iron Dome è stato dispiegato per la prima volta nell'aprile 2011. Non c'era nel 2009, durante la precedente azione militare israeliana contro Gaza, Piombo Fuso. Per molti analisti, la presenza del sistema starebbe cambiando il corso dell'operazione. «Senza Iron Dome, l'intera offensiva sarebbe diversa, il numero dei morti israeliani sarebbe maggiore», spiega Efraim Kam, esperto israeliano dell'Institute for National Security Studies. La batteria posizionata ieri a Tel Aviv è una versione aggiornata delle altre quattro: i suoi missili hanno un raggio maggiore rispetto agli altri, sono ordigni più sofisticati. Fino a venerdì notte il sistema aveva intercettato 192 razzi su circa 200. In realtà, i missili lanciati da Gaza dall'inizio dell'operazione sono oltre 500.

I radar di Iron Dome, però, sono in grado di rilevare in anticipo se cadranno su aree disabitate oppure su centri urbani. Il sistema entra quindi in azione soltanto se necessario. I missili in arrivo da Gaza sono diventati più potenti e sofisticati. Non ci sono più soltanto i razzi Kassam fabbricati dai gruppi armati locali, ma anche Grad e ora anche Fajr 5 di fabbricazione iraniana: sarebbero questi ordigni ad aver sfiorato Tel Aviv. Uno dei maggiori successi dell'operazione, rivela una fonte della Difesa israeliana, è stato un attacco nel primo giorno dell'offensiva contro un vasto deposito di Fajr 5. In queste ore, le cittadine del Sud d'Israele sono deserte. Venerdì mattina, alla periferia del centro costiero di Ashdod, a Nord di Gaza, i negozi erano sbarrati, per strada circolavano soltanto automobili, nessun passante. Sderot, la città più vicina alla Striscia, a poco più di un chilometro, dove dal suono delle sirene all'impatto dei razzi passano pochi secondi, è da giorni una città fantasma. Le scuole in un'area di 40 chilometri da Gaza rimarranno chiuse e la popolazione segue le raccomandazioni delle autorità: i residenti non possono raggrupparsi in luoghi pubblici, i commerci sono chiusi, spiega Lior, un soldato di fanteria riservista appena arrivato in una base del Sud d'Israele. «La mia città, Bersheva, in questi giorni è un deserto», dice. Ha 28 anni.

Da quando ha finito i tre anni di leva obbligatoria è stato richiamato tre volte per combattere: nel 2006 in Libano, nel 2009 a Gaza e oggi.

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