Il presidente iraniano Hassan Rohani continua nella sua offensiva diplomatica, tentando di costruire sui piccoli passi mossi nel senso di un riavvicinamento tra Teheran e Washington.
Dopo una serie di interviste ai media occidentali e un incontro di alto livello tra il ministro degli Esteri Javad Zarif e il Segretario di Stato americano John Kerry, dopo una breve telefonata che per la prima volta in 35 anni ha rotto il gelo tra i leader di Iran e Stati Uniti, Rohani sta cercando consensi per un gesto molto più pragmatico: la riapertura dei voli tra Washington e Teheran.
I voli diretti che collegavano i due Paesi si sono interrotti, come tutte le comunicazioni, nel 1979, come conseguenza della Rivoluzione islamica dell'ayatollah Khomeini. Perché gli aerei tornino a collegare le capitali di Iran e Stati Uniti servirà non solo la convinzione di Rohani, ma il benestare di Teheran. Secondo l'Isna il presidente si sta muovendo in questa direzione.
Rohani è particolarmente interessato a instaurare un dialogo sulla questione del programma nucleare. Ha più volte sottolineato di recente la volontà dell'Iran di dotarsene a scopo civile. Dichiarazioni che vengono accolte all'estero con molta cautela.
I segnali di dialogo con gli Stati Uniti non lasciano scettici soltanto gli israeliani, che hanno ribadito di non fidarsi di Rohani, che considerano impegnato in un'abile mossa diplomatica. In Iran sono i pasdaran a non gradire la cosa.
Il generale Mohammad Ali Jafari, leader delle Guardie della rivoluzione, ha dichiarato che il presidente "così come si è rifiutato di incontrare Obama avrebbe anche dovuto rifiutare di parlargli al telefono". Sono però stati proprio gli iraniani a suggerire l'ipotesi di un colloquio telefonico, che poi è avvenuto mentre Rohani era diretto all'aeroporto per tornare a casa.
style="line-height: 1.538em;">Già al suo ritorno, il presidente iraniano era stato accolto da alcuni contestatori, che avevano bersagliato di uova e scarpe - nel mondo islamico un grave insulto - l'auto su cui viaggiava.
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