In pochi giorni i miliziani radicali dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis) hanno conquistato Mosul, poi preso Tikrit e parte della città petrolifera di Baiji e hanno continuato la propria marcia verso Baghdad, annunciata da un messaggio online dal portavoce della formazione, un tempo parte di Al Qaeda, che ha ricordato "un vecchio conto da regolare".
Gli estremisti sono arrivati a meno di cento chilometri da Baghdad, conquistando anche sei villaggi nella provincia di Diyala. Un'avanzata resa fin troppo facile dalla scarsa resistenza opposta dall'esercito, che in molti casi è fuggito senza combattere e ha permesso ai jihadisti di catturare numeri veicoli militari. Foto circolate molto su twitter mostrano mezzi corazzati americani trasportati dall'Iraq alla Siria orientale, dove lo Stato islamico combatte contro il regime di Bashar al-Assad.
Di fronte alla ritirata dei soldati, le milizie dei peshmerga curdi hanno occupato la città petrolifera di Kirkuk, dispiegandosi anche a difesa di aree strategiche a nord. Almeno mezzo milione di persone fuggite da Mosul dopo l'arrivo dell'Isis hanno cercato rifugio entro i confini della regione autonoma del Kurdistan iracheno.
Dalla Teheran sciita è arrivata la piena disponibilità a scendere in campo accanto al governo di Nouri al-Maliki. Secondo fonti del Wall Street Journal gli iraniani avrebbero dispiegato tre battaglioni delle Forze rivoluzionarie per contenere l'avanzata dell'Isis e difendere le città sante sciite di Karbala e Najaf.
Pronti ad aiutare Baghdad anche gli Stati Uniti. "Non escludo nulla", ha detto il presidente Barack Obama ieri sera. Gli iraniani - scrive Reuters, citando un ufficiale - sarebbero pronti a cooperare con Washington per mettere fine alla minaccia posta dai jihadisti.
Durante la preghiera del venerdì, un rappresentante dell'ayatollah Ali al-Sistani, la più alta autorità sciita in Iraq, ha chiesto agli iracheni di armarsi per respingere gli uomini dello Stato islamico. Nei giorni scorsi era stato il governo a chiedere ai volontari di arruolarsi.
Secondo l'Onu nei giorni scorsi sarebbero rimaste uccise in Iraq centinaia di persone e ci sarebbero un migliaio di feriti. Il portavoce dell'Alto commissariato per i diritti umani, Rupert Colville, ha parlato anche di esecuzioni sommarie a Mosul, chiarendo però che al momento non esiste un bilancio esatto.
Testimonianze raccolte dai media tra la popolazione sostengono che la situazione in città al momento sia piuttosto tranquilla. La National Iraqi News Agency (Nina) parla di militari giustiziati a sud di Tikrit.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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