L’annuncio di una tv indiana: «Liberi gli ostaggi dei maoisti»

L’annuncio di una tv indiana: «Liberi gli ostaggi dei maoisti»

Liberi. La notizia arriva quando in Italia sono appena passate le 8 di sera e rimbalza dalla stampa locale alla tv all news indiana Ndtv. Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, sequestrati il 14 marzo fa da un gruppo maoista indiano nello stato di Orissa, sarebbero stati liberati. Eppure mancano ancora conferme ufficiali, specie dalla Farnesina che ha continuato senza sosta il lavoro di verifica. Così se dopo una giornata nera sembrava esser arrivato il momento di tirare un sospiro di sollievo, all’improvviso la tensione torna a salire.
Secondo le prime informazioni il rilascio dei due italiani risalirebbe ad almeno tre ore prima (le 21.30 indiane), nei pressi del villaggio di Daringbadi. Eppure, quando la notizia arriva, anche a San Didero, a casa dei Bosusco, non ci sono ancora conferme. E c’è parecchia agitazione. «Adesso abbiamo ancora più paura, perché quando comincia a girare la voce che sono stati liberati e poi non c’è certezza, tutto sembra ancora più complicato. Stiamo attaccati al telefono».
Le cose hanno preso una piega sbagliata quando il «chief minister» dello Stato di Orissa aveva annunciato la sospensione dei colloqui con i delegati maoisti. La mancanza di interlocutori non prometteva bene. L’arresto della mediazione, provocato dall’uccisione di un poliziotto per mano dei ribelli e dal sequestro di un deputato dell’Assemblea dell’Orissa, aveva dato un durissimo colpo ai negoziati. Gli episodi in questione «hanno deteriorato il clima di dialogo con i delegati dei maoisti. Per questo abbiamo deciso di sospendere il negoziato», ha spiegato il numero due del Dipartimento dell’Interno.
La spaccatura in realtà è interna ai maoisti, il gruppo di circa 20.000 guerriglieri - nati dalla spaccatura, che risale al 1967, all’interno del partito comunista indiano tra una fazione marxista ed una marxista-leninista diventata poi prioritaria - che rappresentano oggi una delle principali sfide per la sicurezza interna dell’India. Due dei loro negoziatori, Dandapani Mohanty e Bd Sharma, hanno annunciato di rifiutarsi di continuare la mediazione con il governo fino a quando l’ala più oltranzista non accetterà di rilasciare i due rapiti italiani, e il deputato rapito ieri. In una conferenza stampa Mohanty ha spiegato di aver cancellato i negoziati dopo che si è venuta a creare un situazione senza precedenti e ha duramente condannato il fatto che i maoisti abbiano rapito un deputato del partito di maggioranza, Jhina Hikaka. Inoltre è stato criticato il fatto che i maoisti continuano la violenza nonostante sia stato dichiarato un cessate il fuoco.
Dal canto suo, invece, l’ala dei maoisti autrice del rapimento del deputato ha lasciato nell’auto del politico un volantino con le stesse 13 richieste già avanzate per la liberazione dei due italiani: dallo stop al turismo nella regione alla liberazione di militanti in carcere. Nel messaggio si chiede che queste condizioni siano soddisfatte «al più presto». Secondo stime del governo, i ribelli comunisti sono presenti in un terzo dei 600 distretti indiani, in prevalenza campagne e foreste popolate da comunità tribali. Nel 2009, l'anno più sanguinoso, i ribelli hanno lanciato oltre mille attacchi contro obiettivi governativi, uccidendo almeno 600 persone.
Paolo Bosusco, il 54enne originario della Val di Susa, ha scritto una lettera alla famiglia diffusa proprio ieri. Ma dai toni a tratti allarmanti. «Caro papà e cara Vanna, vi voglio molto bene anche se non sempre ve l’ho dimostrato - dice il piemontese - Vi scrivo mentre sono prigioniero di un gruppo di guerriglieri. Se mi libereranno ci rivedremo presto, dovesse succedermi qualcosa vi voglio dare un grande abbraccio d’amore».

Bosusco fa anche una sorta di testamento, chiedendo che siano dati seimila euro a Santosh, il suo cuoco catturato e poi rilasciato dai maoisti, «per ringraziarlo di tutto quello che ha fatto per me». «Il resto che c'è in banca prendilo tu Vanna, insieme alle case. Vi voglio bene». Firmato Paolo.

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