l’intervista

L’aggressività russa ci spinge sempre più verso l’Ue e la Nato

Usa il termine «inquietudine» quando parla dello stato d'animo del suo Paese durante la recente guerra tra Russia e Georgia, un incendio dietro il cortile di casa. Si appella all'Ue perché si faccia «reale garante della sicurezza in Europa» e non ha dubbi quando dice che «l'ingresso di Kiev nella Nato è la soluzione migliore per entrambi le parti». Volodymyr Ohryzko, 52 anni, è capo del dicastero degli Esteri nella nazione considerata la prossima vittima dell'orso russo in risveglio: l'Ucraina. Diplomatico di carriera, il Parlamento ne ha più volte osteggiato la nomina a ministro per la sua linea "troppo" europeista. Ma il presidente Victor Yushchenko voleva lui e a dicembre 2007 Ohryzko diventa capo della diplomazia ucraina. Dopo Yushchenko, Ohryzko è il numero due della delegazione giunta ieri in Italia per incontri con le nostre autorità. L'obiettivo è cercare sostegno in vista del summit Nato di dicembre, dove Kiev spera di ricevere l'invito per il Membership Action Plan (Map), primo passo verso l'adesione.
Mentre in Ucraina fallisce l'esperienza di governo della coalizione democratica e si profilano elezioni anticipate, in un'intervista al Giornale il ministro traccia il cammino di una nazione che tenta di uscire dal limbo in cui è condannata dalle sue aspirazioni euro-atlantiche e dagli indissolubili legami storici ed economici con la Russia.
Ministro Ohryzko, come è stata la guerra di agosto in Georgia vista dall'Ucraina?
«Abbiamo guardato con grande inquietudine al conflitto armato in Georgia. La preoccupazione maggiore è che la Russia da mediatore si è trasformata in attore protagonista della guerra».
Pensa che dopo Tblisi la prossima preda di Mosca possa essere Kiev?
«È un'illusione credere che ciò che è accaduto in Georgia non minaccerà altri Paesi. Il meccanismo di pace esistente deve essere migliorato, non deve ammettere l'influenza eccessiva di uno dei partecipanti al conflitto. Se la comunità internazionale non agirà in questo senso ci potranno essere conseguenze negative per tutta la regione, inclusa l'Ucraina».
Come sono i rapporti con la Russia?
«Serve costruire rapporti basati su condizioni di parità tra i due Stati. Il Grande trattato di amicizia, partnership e cooperazione (1997), rimarrà per altri dieci anni la pietra angolare di relazioni reciproche vantaggiose. Condanniamo, però, gli ultimi commenti della leadership russa sulla situazione in Ucraina come un'ingerenza nella nostra politica interna».
Si può parlare di un ritorno della Guerra Fredda?
«Nelle condizioni contemporanee della globalizzazione mondiale è assolutamente impossibile. Non ci saranno vincitori in conflitti e confronti nuovi, né politicamente, né economicamente».
Che strumenti ha il suo Paese per difendersi?
«Per garantire la sicurezza dello Stato bisogna combattere non quando ti attaccano, ma sul tavolo delle trattative, rafforzando i rapporti amichevoli con i nostri vicini. Con le sue iniziative Mosca ha dimostrato che non ci sono alternative valide alla nostra integrazione nella Ue e nella Nato».
Però la maggior parte degli ucraini è contraria all'ingresso nella Nato.
«Molti sono ancora suggestionati dai vecchi stereotipi sovietici dell'Alleanza atlantica. Stiamo conducendo una campagna informativa su cosa è realmente la Nato e abbiamo già degli ottimi risultati: a settembre il numero dei favorevoli è aumentato di oltre il 10%».
Perché Nato e Ue sono obiettivi così importanti?
«Si tratta di un'aspirazione assolutamente naturale. Geograficamente e storicamente, ma anche spiritualmente e culturalmente, l'Ucraina è parte integrante dell'Europa. Già partecipiamo alle operazioni sotto il patronato Nato e la nostra adesione all'Organizzazione nord-atlantica sarebbe una vittoria per entrambe le parti».
Le possibili elezioni anticipate ritarderebbero questo cammino?
«Non credo. Qualunque partito siederà al governo il percorso verso la Nato non si fermerà; per il bene del Paese non c'è niente di più efficace che la Nato. Speriamo che anche i nostri partner occidentali lo capiscano».
Cosa pensa del ruolo svolto dall'Unione europea durante la crisi georgiana?
«Abbiamo apprezzato il ruolo dell'Ue nel garantire la firma e poi il rispetto del cessate-il-fuoco nella Georgia durante e dopo il conflitto. L'Unione europea, però, deve assumere il ruolo specifico di garante della sicurezza nel Continente».
E dell'impegno del premier italiano Berlusconi?
«Il vostro premier è un leader mondiale riconosciuto, perciò non c'è dubbio che la sua posizione attiva favorirà l'ulteriore diminuzione della tensione e il rinnovo del dialogo politico».
Quali sono i rapporti con l´Italia?
«Lo Stato italiano è tra i nostri principali partner commerciali in Europa, mentre l'Ucraina rimane il secondo partner commerciale dell'Italia fra gli Stati ex-sovietici. Vorrei invitare i rappresentanti del mondo degli affari a partecipare allo sviluppo economico dell'Ucraina».
C'è un'ultima cosa che il ministro Ohryzko tiene a dire.

È un appello al Parlamento italiano affinché, «riconosca la carestia del 1932-'33 (10 milioni di morti) come un crimine del regime stalinista per attuare il genocidio del popolo ucraino e sostenga questa battaglia presso l'Onu».

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