Mondo

Lamolinara, Copasir attacca: "Londra non ci dice tutto"

Il comitato punta il dito verso Londra. D'Alema: "Altro che blitz, irragionevole battaglia di almeno un’ora e mezzo". E i servizi italiani accusano: noi siamo tagliati fuori

Lamolinara, Copasir attacca: "Londra non ci dice tutto"

Roma - Il fallimentare tentativo di liberazione di Franco Lamolinara e Christopher McManus in Nigeria da parte degli Sbs britannici e di forze nigeriane non è stato un blitz. È stata «una battaglia», peraltro «irragionevole». Che ha portato alla morte degli ostaggi.

Al termine dell’audizione al Copasir del direttore del’Aise, Adriano Santini, durata circa due ore, il presidente del comitato per la sicurezza Massimo D’Alema punta il dito con decisione verso Londra, criticando sia l’opportunità che le modalità con le quali è stato condotta l’azione militare. E annuncia che verranno chiesti «più precisi elementi informativi» alle autorità britanniche per capire la dinamica del fallito blitz. L’occasione di «un ulteriore chiarimento, più convincente», spiega l’ex premier, è la prossima visita in Italia del ministro degli Esteri della Gran Bretagna, William Hague. Si moltiplicano dunque i dubbi sulla comunicazione tra i due governi, britannico e italiano, prima ancora che tra le rispettive intelligence. Come conferma Fabrizio Cicchitto, secondo il quale «una sola cosa è evidente, e cioè che c’è un problema che andrà approfondito in tutte le sedi successive, tra noi, il governo inglese e i suoi servizi», mentre Gaetano Quagliarello invita a «non fare sconti a nessuno», ma anche a non «far scontare alla nostra intelligence responsabilità che sono di governi stranieri». A ricostruire la dinamica della sfortunatissima operazione nella quale ha perso la vita Lamolinara è stato Santini, che ha confermato la comunicazione tardiva: l’MI6, l’intelligence britannica, ha avvisato l’Aise giovedì mattina, a raid cominciato. I nostri 007 hanno informato il Dis, il cui direttore Gianni De Gennaro ha avvertito personalmente il premier Monti. Difficile comprendere come sia stato possibile che l’attacco al compound con 3-4 sequestratori, condotto con almeno 60 uomini tra Sbs britannici e militari nigeriani, si sia trascinato per 90 minuti in pieno giorno, fallendo l’obiettivo dell’azione. Stando al racconto di Santini, gli inglesi avrebbero accelerato l’intervento perché all’inizio di marzo, poco lontano dal compound, erano stati arrestati 4 componenti del gruppo di rapitori. Uno di loro, però, sarebbe riuscito a fuggire, innescando il timore di ritorsioni o vendite degli ostaggi e spingendo il blitz. Insomma, per D’Alema «emerge con chiarezza la necessità di un ulteriore chiarimento da parte dell’autorità britannica, a livello politico e di servizi». Perché lo scontro al compound «si è prolungato per un’ora e mezza - ancora D’Alema - e difficilmente può essere definito blitz una battaglia conclusa con la morte degli ostaggi, e quindi certamente non è una vicenda condotta secondo criteri ragionevoli». Santini avrebbe chiarito ogni aspetto del ruolo - peraltro marginale - nella vicenda svolto dalla nostra intelligence (che ebbe un altro momento di tensione con gli inglesi nel 2007, in Afghanistan, quando un blitz dei britannici porto al ferimento e alla morte di un ostaggio italiano, l’agente del Sismi, Lorenzo D’Auria, forse vittima di fuoco amico). Ma se non ci sono responsabilità specifiche, l’audizione ha confermato i dubbi sull’incisività dei servizi italiani. Minata, negli ultimi anni, tra Nigergate e caso Abu Omar, (e con attriti con i britannici per il caso Mitrokhin) nella sua efficacia, con un calo di fiducia nei rapporti con le altre intelligence e con una ridotta capacità di azione. Le reti di informatori nei teatri di crisi più caldi sono solo un ricordo, il depotenziamento una realtà. D’Alema ricorda come dal colloquio con Santini siano «emersi anche altri problemi sulla nostra presenza lì, sulla nostra capacità operativa autonoma e sul rapporto tra servizi italiani e alleati». Un tema che il comitato approfondirà «al fine di rendere maggiormente efficiente il sistema informativo italiano», anche con le audizioni di domani con il ministro della Difesa di Paola e con il direttore generale del Dis, De Gennaro. Prima di confrontarsi «sugli aspetti di carattere politico» con il premier, Mario Monti, che ha la delega per i servizi segreti.

Un punto, quello dell’esigenza di nominare un sottosegretario ad hoc, su cui il presidente del Copasir non ha voluto sbottonarsi, spiegando di non poter «fare resoconti della discussione», ma del quale si è probabilmente discusso.

Commenti