L'Europa s'indigna: "Mai scaricati i marò"

"Sorpresa e disappunto" per una denuncia basata su documenti ufficiali: "Il caso è di massima priorità"

L'Europa s'indigna: "Mai scaricati i marò"

L'Europa considera il caso dei marò di «massima priorità» e giura di non aver «scaricato» Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Il portavoce della baronessa Ashton, l'Alta rappresentante dell'Unione europea risponde al Giornale, che ieri ha pubblicato una lettera del servizio diplomatico Ue sui fucilieri di marina trattenuti in India. Nel documento di Bruxelles, si ribadisce che «non è appropriato» intervenire direttamente nel caso giudiziario dei marò. Michael Mann, il portavoce della baronessa, esprime «sorpresa e disappunto» per il nostro articolo. La ricostruzione del Giornale, però, si basa sulle parole scritte da uno dei vicesegretari generali del servizio diplomatico, il polacco Maciej Popowski, in risposta ad una missiva del gruppo Facebook «Ridateci i nostri Leoni», che conta circa 70mila iscritti. Il 2 ottobre Popowski, per conto della Ashton, scriveva: «Non sarebbe appropriato per l'Unione Europea intervenire in una questione che riguarda la competente istanza giudiziaria di uno Stato estero». Mann, invece, spiega che «la lettera ribadisce i numerosi sforzi che l'Alto Rappresentante e il servizio diplomatico europeo hanno intrapreso a sostegno del governo italiano per risolvere la controversia, anche in relazione alle norme internazionali che regolano tali situazioni». Per il portavoce la frase contestata della non intromissione «sottolinea semplicemente la necessità di consentire che le procedure giudiziarie (in India ndr) abbiano il loro corso». In pratica i marò potrebbero venire pure processati o addirittura condannati. E poi si troverebbe una soluzione, già pronta, per fargli scontare la pena in Italia. Il punto è proprio questo: nella lettera, avallata dalla Ashton, non si fa mai un chiaro ed esplicito riferimento di incondizionato appoggio alla linea italiana, che punta sull'illegalità dell'arresto dei marò, sia dal punto di vista della giurisdizione che dell'immunità funzionale dei fucilieri del reggimento San Marco.
Da Bruxelles fanno notare la frase finale della lettera, che sottolinea come l'Unione Europea «continua a dare la massima priorità al caso nei contatti con i nostri omologhi indiani».
Speriamo che sia veramente così, ma non va dimenticato che all'inizio della vicenda la baronessa inglese aveva scambiato i marò per delle guardie private e non se ne preoccupava più di tanto.
L'impressione raccolta dal Giornale in ambienti militari vicini ai vertici «è che esista un appoggio formale europeo sul caso dei marò, ma che non si vada più in là. In questa storia l'Europa rimane la Cenerentola».
L'ex ammiraglio Giuseppe Lertora, che aveva conosciuto la Ashton quando era in servizio, non ha dubbi: «È stata nominata la persona sbagliata al posto giusto. Riguardo ai marò l'Europa non ha fatto tutto quello che poteva fare». L'alto ufficiale, che ha lasciato la Marina nel 2009, aggiunge: «Tenendo conto che abbiamo una flotta europea antipirateria Bruxelles poteva usare questo grimaldello per dare un segnale forte all'India. Mi sarei aspettato che andasse a New Delhi per affrontare la questione dei marò a nome dell'Europa».
Il generale di brigata, in riserva, Fernando Termentini, ha scritto al presidente Giorgio Napolitano per i marò. L'ex ufficiale rimane convinto che si tratta solo «di diplomatichese. Il risultato è zero. La Ashton assieme al ministro degli Esteri Terzi avrebbero dovuto sbattere i pugni sul tavolo alla recente assemblea generale dell'Onu, dove gli indiani si sono pavoneggiati nella lotta alla pirateria».
L'ex capo di stato maggiore della Difesa, Mario Arpino, pensa che «la lettera di Bruxelles confermi i limiti della politica estera europea. Montagne che partoriscono il solito topolino, come su altre questioni come l'Iran».

Il generale, che ha partecipato alla prima guerra del Golfo, lancia anche un'idea: «Abbiamo una flotta europea in servizio anti pirateria. Da Bruxelles potevano decidere di non proteggere più le navi indiane. Queste sono posizioni decise, che contano, con gli attributi».
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