Sono passati due anni dalla morte di Muammar Gheddafi. Il raìs libico è stato catturato e ucciso dai ribelli il 20 ottobre del 2011, quando cadde Sirte, ultima roccaforte del regime.
A ventiquattro mesi di distanza Safia Farkach, vedova Gheddafi, ha scritto una lettera alla radio moscovita The voice of Russia, in cui chiede di riavere le spoglie del marito e del figlio Mutassim e sollecita un'inchiesta dell'Unione Africana sulla loro morte.
"Quello che la folla fece a mio marito e a mio figlio - si legge nella lettera - non può essere giustificato da nessuna religione". Né può esserlo che "i resti di questi martiri siano ancora nascosti ai loro parenti, un qualcosa che non ha precedenti nella storia".
Safia, che con tre figli si è rifugiata in Oman dopo la caduta di Gheddafi, ha chiesto anche di "avere contatti con mio figlio Saif al Islam", "isolato da tutta la famiglia dal momento dell'arresto", ovvero da novembre 2011, quando fu catturato nella Libia meridionale.
Saif cercava di raggiungere il Niger, dove si rifugiò anche Saadi, un altro figlio del raìs."A due anni dal barbaro assassinio di mio marito, mio figlio e di chi era con loro - conclude la lettera Safia Farkach - chiedo che la mia voce di vedova in esilio di un capo di Stato e madre sia ascoltata".
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