«La taglia del Dipartimento di Stato americano sulla testa di Bin Laden spetta a me. Quei 25 milioni mi appartengono perché sono io che ho indicato alla Cia l'esatta ubicazione del compound di Abbottabad, in Pakistan dove Osama si nascondeva».
Mary Pace, scrittrice ciociara con un passato nell'intelligence, torna alla carica a pochi giorni dalla prima udienza in tribunale, dove con il suo avvocato, Carlo Taormina, ha citato per danni il Dipartimento di Stato Usa e il Viminale. La causa inizia il prossimo 18 dicembre, ed è rivolgendosi alla magistratura che Mary Pace vuol chiudere il cerchio di una storia incredibile. Una storia cominciata nel 2003, quando riceve una confidenza in punto di morte da Guido Giannettini, 007 del Sid, coinvolto - e assolto - per la strage di piazza Fontana. L'uomo le rivela le coordinate del nascondiglio del leader di Al Qaeda. Indicazioni precise di un'area in Pakistan che Mary Pace annota. All'inizio del 2003, la donna decide di condividere la rivelazione con due agenti della digos di Frosinone. I due producono un'informativa e la girano al Viminale, ma il telefono di casa Pace a Sgurgola non squilla mai. Così Mary Pace dedica al «rifugio» un articolo sul Borghese, nel 2007, per smuovere un po' le acque, ma neppure la soffiata a mezzo stampa attira l'attenzione dell'intelligence. Non resta che «bussare» alla Cia, e all'ennesima e-mail Mary riceve finalmente risposta. Un certo Randy, che si qualifica come referente della Cia, la contatta a luglio del 2010. Raccoglie la confidenza, si complimenta per la dettagliata indicazione e da ottobre sparisce nel nulla. Il seguito è noto: la notte tra 1 e 2 maggio del 2011 i Navy Seals scovano e uccidono Bin Laden in un compound di Abbottabad, in Pakistan. Un luogo che corrisponde alle indicazioni fornite dalla donna italiana. Ma gli Usa sostengono di aver individuato il leader di Al Qaeda con una propria operazione di intelligence avviata ad agosto 2010, e ritirano la taglia da 25 milioni di dollari. L'ex spia italiana, però, non ci sta. Non crede ai dettagli dell'operazione riferiti dagli Usa («Una messinscena, il corpo di Bin Laden non è finito in mare»), si rivolge al tribunale, rilascia interviste, va in tv. Della sua storia si occupano anche le Iene, la scorsa primavera. Ma tra il primo e il due maggio, secondo anniversario della morte di Bin Laden, Mary Pace finisce ricoverata, in coma, a Frosinone. Si riprende, ma non ricorda nulla di quei due giorni, e considera il malore che l'ha quasi uccisa una «strana coincidenza».
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