Nel giorno in cui il presidente del Consiglio incaricato Matteo Renzi assicura davanti al Senato «l'impegno personale e del governo» sulla vicenda dei due marò definendola «allucinante e assurda», arriva dall'India la notizia dell'ennesimo (anzi, il numero c'è: è il ventisettesimo, e questa volta durerà ben due settimane) rinvio della magistratura indiana sul caso di Latorre e Girone, corredata da un mix di segnali piuttosto contradditori.
Da una parte il governo di New Delhi comunica la rinuncia a incriminare i due militari italiani sulla base del «Sua Act», la legge antipirateria che prevede anche l'applicazione della pena di morte. Un fatto positivo che l'avvocato dei due marò Mukul Rohatgi definisce «un primo passo». Dall'altra il procuratore generale Goolam Vahanvati insiste perché sia comunque la polizia antiterrorismo (la National investigation agency, in sigla Nia) a formulare i capi d'accusa, andando così direttamente contro le richieste della difesa di Latorre e Girone. Un'insistenza giustificata con la presunta esigenza di non disperdere i risultati del lavoro fin qui svolto sul caso dalla Nia.
È però più plausibile che questa mossa sia legata al clima oramai apertamente preelettorale che si respira in India, in conseguenza del quale, purtroppo, la vicenda giudiziaria dei due militari italiani viene strumentalizzata a fini di propaganda politica interna. Gioca contro i marò trattenuti da due anni il fatto che la leader storica del partito del Congresso, Sonia Gandhi, sia di origini italiane: i suoi avversari politici nazionalisti non mancano di insinuare una sua presunta mancanza volontà di difesa degli interessi indiani in questa vicenda, impedendo così di fatto al suo partito di spendersi per una sua gestione ragionevole.
A livello locale, è significativo il tono polemico scelto ieri dal partito comunista dello Stato del Kerala (quello dove Latorre e Girone furono arrestati nel febbraio 2012) per un suo infiammato comunicato: «La decisione del governo centrale di non invocare la legge per la repressione della pirateria nei confronti dei marò è stata presa per proteggere gli interessi della presidente del Partito del Congresso, Sonia Gandhi. Una decisione che è frutto di una intesa fra India e Italia».
Anche il mondo politico italiano reagisce all'ennesima puntata di una vicenda che sembra infinita. Il governo appena insediato, che ha tenuto ieri una riunione dedicata al caso dei marò, presenti il ministro degli Esteri Federica Mogherini, quello della Difesa Roberta Pinotti e l'inviato speciale del governo Staffan de Mistura, canta vittoria.
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