Michelle Obama: "Barack incarna il sogno americano"

La First Lady scalda i cuori dei delegati alla convention di Charlotte (North Carolina): "L’America ha ancora bisogno di Barack, lo dico da madre"

Michelle Obama: "Barack incarna il sogno americano"

Alla convention di Charlotte (North Carolina) Michelle Obama lancia la candidatura di suo marito puntando su un concetto chiave: è Barack che incarna il sogno americano, sa cosa vuol dire perché l'ha vissuto sulla sua pelle. E proprio per questa ragione è lui l'uomo giusto per i prossimi quattro anni, "se vogliamo che anche i nostri figli abbiano il diritto di vivere quel sogno che chiamiamo America". Con sapiente regia a presentare Michelle è una mamma che viene dall'Ohio, Elaine Brye. Ha cinque figli, tutti soldati tranne il più piccolo che ancora va a scuola. E' una delle tante madri e mogli di militari che Michelle ha ascoltato e aiutato negli ultimi tre anni e mezzo

Il discorso della First Lady tocca i sentimenti ed emoziona (molti in platea si asciugano le lacrime). Ma è un discorso anche politico, con alcune punzecchiature ai repubblicani. Michelle racconta che suo marito gli piace "così com'é, ancora di più di quando lo conobbe 23 anni fa. Poi svela che Barack non è cambiato: "Diventare presidente non cambia le persone, ma mostra come sono veramente''.

Obama è alla Casa Bianca, seduto sul divano con le figlie, mentre ascolta Michelle in tv. Uno scatto li ritrae e viene sapientemente lanciato su Twitter a uso e consumo dei fan."Quando ha cercato di sollevare l'economia in crisi - prosegue Michelle - lo ha fatto pensando alle nostre famiglie, a persone come sua madre e sua nonna". Va avanti parlando di figli, di gente in divisa che si alza ogni mattina "con il sorriso sulle labbra. Ma anche a chi non ce la fa ad arrivare a fine mese. Alle donne che la sera sono stanche e dopo aver preparato la cena non ce la fanno a finire sveglie il film in tv". "Sono qui non come First Lady - aggiunge - ma come 'Mum in Chief' (Mamma in capo, scimmiotta il presidenziale Commander-in-Chief, capo delle forze armate, ndr), è quello il mio titolo più importante".

Michelle sa toccare le corde giuste e i democratici la apprezzano moltissimo. La sentono una di loro. Così lei va avanti cercando di esaltare la semplicità del marito che, pur facendo un lavoro gravoso, non dimentica la famiglia e soprattutto gli americani. In un passaggio del suo discorso Michelle racconta che il presidente ogni sera, prima di andare a letto, "legge le lettere degli americani, si interessa ai loro problemi".

Michelle non cita mai (per nome) Mitt Romney ma c'è una frase, nel suo discorso, che fa riferimento a lui: "Per me e Barack il successo non si misura con la quantità di soldi che fai, ma dalla capacità di cambiare la vita delle persone". Poi un'altra stoccata, anche se morbida, sulla vicenda della poca trasparenza nelle tasse: "Io e mio marito abbiamo sempre creduto alle regole, all'integrità, siamo sempre stati convinti che le scorciatoie non portino da nessuna parte". Alla fine è un crescendo travolgente: "Ancora una volta dobbiamo sostenere l'uomo che è in grado di portare avanti questo nostro grande Paese". Oggi salirà sul palco Bill Clinton. Dopo le emozioni e i sentimenti di Michelle toccherà a lui indicare, con il necessario pragmatismo, le ragioni per le quali gli americani devono fidarsi ancora dei democratici. E quindi di Barack.

Apre i lavori Julian Castro, sulle orme di Obama

"E' abbastanza semplice, Mitt non capisce". Con questa semplice frase Julian Castro, il giovane sindaco di San Antonio di origine messicane, nel suo keynote speech (discorso introduttivo), scalda la platea della Time Warner Cable Arena. E conquista un'ovazione. La stampa l'ha già ribattezzato l'Obama ispanico. Lui non tradisce le attese e ricorda la sua adolescenza, il suo sogno americano diventato realtà: "La storia della mia famiglia non è speciale. La cosa speciale è l'America che rende ancora possibile la nostra storia. Questa è una nazione come nessun altra, un luogo dove ci possono essere grandi passi avanti, grandi progressi sociali in una sola generazione. Non importa chi sei o da dove vieni, il nostro percorso è sempre quello di andare avanti. Dobbiamo stare uniti e lavorare per assicurare nuove opportunità per oggi, che si traduranno nella prosperità di domani".

Non manca un duro attacco alla convention di Tampa e a Mitt Romney: "Come molti di voi, ho guardato Convention repubblicana della scorsa settimana. Hanno raccontato alcune storie di successo individuale. Tutti noi celebriamo il successo individuale. Ma la domanda è: come si fa a moltiplicare tale successo? La risposta è solo una, votare il presidente Barack Obama. Mitt Romney, molto semplicemente, non capisce. Qualche mese fa ha visitato l'università in Ohio e ha dato agli studenti un piccolo consiglio da costumato imprenditore. 'Avviare un business', ha detto. Ma come? 'Prendere in prestito denaro, magari ai tuoi genitori'. Così abbiamo tutti capito che per loro la libertà non è gratis. Che Romney e Ryan non difendono le pari opportunità, propongono la legge del più forte".

"Non so se il ticket è Romney-Ryan o Ryan-Romney - ironizza Castro lasciando intendere che il vero cervello politico sia il candidato vice e non Romney -. In entrambi i casi la loro ricetta è stata già sperimentata. Alla prova dei fatti non ha avuto successo. La nostra economia è disastrata per colpa loro. La classe media ha pagato il prezzo più salato della crisi. La tua famiglia ha pagato il costo più grande. Mitt Romney? E' abbastanza semplice, non capisce".

A ben vedere questo potrebbe essere il motivo conduttore della campagna elettorale di Obama nelle prossime settimane. Spiegare agli americani che, se è vero che i risultati fino ad ora non sono arrivati - e che quindi il desiderio di cambiare potrebbe, in linea di principio, anche essere giusto - la cura potrebbe essere peggiore della malattia.

- Guarda il discorso di Michelle Obama

- Guarda il discorso di Julian Castro

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