Negli Stati Uniti il dibattito sulla relazione tra privacy e sicurezza dei cittadini è destinato a crescere d'intensità dopo le nuove rivelazioni della stampa. Soltanto pochi giorni fa il Washington Post e il britannico Guardian pubblicavano i dettagli di un programma di sorveglianza di comunicazioni telefoniche e via Internet da parte del governo americano. Ieri, invece, è stato il New York Times a raccontare della schedatura di un altro tipo di dato, ben più personale e profondo del traffico informatico.
Negli Stati Uniti è in aumento infatti la diffusione di banche dati del Dna di cittadini in agenzie di polizia locali. Fino a poco tempo fa, era soltanto l'Fbi - il Federal Bureau of Investigation - a raccogliere e conservare campioni genetici di criminali. Gli agenti lo fanno in realtà da decenni, ma seguendo leggi e regole ben precise, chiare norme federali: si possono ottenere e archiviare soltanto campioni di Dna di persone arrestate e incriminate.
Secondo, l'inchiesta del New York Times, ai capi di molte agenzie di polizia locali questo non basterebbe. Sono i criminali ancora «in strada» a interessare le autorità, non quelli già in cella.
Sarebbe per questo che molti nuclei di polizia starebbero raccogliendo - a volte all'insaputa dei cittadini in causa e ognuno seguendo le proprie regolamentazioni - campioni di Dna anche di piccoli criminali oppure semplicemente persone sospettatte di attività illecite, approfittando della mancanza di chiare leggi sulla questione nei singoli Stati. Le autorità della città di New York hanno per esempio una banca dati con 11mila profili genetici. In California, a Orange County, la procura generale ha collezionato 90mila campioni.
La diffusione di questi archivi locali potrebbe accelerare dopo una recente sentenza della Corte suprema. I giudici hanno convalidato un regolamento nello Stato del Maryland che permette alle autorità di raccogliere il Dna di individui arrestati «per crimini seri».
Per alcuni investigatori, queste banche dati sono molto utili e avrebbero migliorato la sicurezza locale accelerando procedure - test in laboratorio, richieste di profili genetici - che prima dell'esistenza degli archivi di zona sarebbero passate con lentezza attraverso gli uffici federali.
Per molti, però, la nuove tendenza - in crescita proprio mentre le recenti rivelazioni sul programma di sorveglianza Prism fanno discutere l'America e preoccupano per i destini della privacy - è un ennesimo colpo alla riservatezza dei cittadini.
Davanti al Congresso, ieri, il direttore dell'Fbi Robert Mueller ha ribadito la posizione dell'Amministrazione Obama sulla questione della sorveglianza di telefoni e su Internet: tutto sarebbe avvenuto nel pieno rispetto delle leggi. I dati raccolti, ha spiegato, riguardano numeri chiamati, orari, lunghezza delle telefonate, ma non i contenuti. Un sondaggio del Guardian rivela che il 60% degli americani pensa comunque che il governo debba essere più trasparente sull'utilizzo di questi programmi e racconta che sono soprattutto i giovani a essere preoccupati: il 69% crede sia necessario un dibattito sull'equilibrio tra privacy e sicurezza dei cittadini.
Le rivelazioni della stampa sul programma Prism, che hanno accesso il dibattito nel mondo, hanno creato «significativi danni», ha spiegato sempre Mueller al Congresso, annunciando anche che è stata aperta un'inchiesta penale su Edward Snowden, l'analista della National Security Agency e la «talpa» che ha fornito alla stampa i dettagli
dell'operazione. Il 29enne si è rifugiato a Hong Kong e resta introvabile. Secondo il ministero degli Esteri cinese sarebbe sempre in città, dove attivisti locali hanno organizzato per sabato una manifestazione in suo sostegno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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