I giornali americani di solito evitano il turpiloquio, specialmente in prima pagina. Ma ieri il tabloid Daily News ha deciso di fare una fragorosa eccezione per sottolineare la sua consonanza di vedute con quella di moltissimi cittadini e lettori sullo «shutdown», il blocco dei fondi federali che sta paralizzando mezza America: «House of Turds» («Casa degli stronzi»), titolava il popolare quotidiano di New York facendo il verso al serial «House of Cards» ambientato a Capitol Hill. Definizione inelegante, ma che trova conferma in sondaggi che mostrano il dilagante disprezzo degli americani verso i loro rappresentanti politici che continuano a ricevere lo stipendio mentre circa 800mila dipendenti pubblici sono a casa senza paga per la loro incapacità di trovare un accordo che risolva il problema del bilancio del governo.
Ben consapevole dei disastri che lo shutdown sta provocando a tutti i livelli, il presidente Obama ha cancellato la sua missione in Malaysia e nelle Filippine, parte di un viaggio asiatico che sarebbe dovuta cominciare sabato e durare una settimana. Ha così sottolineato anche a livello internazionale i danni provocati dalle scelte spregiudicate dell'opposizione repubblicana, preferendo poi dedicarsi a una serie di colloqui con l'obiettivo di sbloccare la situazione. Obama ha così incontrato i pezzi grossi di Wall Street (erano presenti gli amministratori delegati di super banche come JPMorgan, Goldman Sachs, Citigroup e Bank of America) per discutere non solo dello shutdown, ma anche dell'aumento del tetto del debito, con la scadenza incombente del 17 ottobre quando gli Stati Uniti rischieranno il default.
Il presidente ha anche invitato alla Casa Bianca i leader democratici e repubblicani di Camera e Senato, ovviamente con gli stessi argomenti in scaletta. Obama esercita pressioni che sembrano poter portare a dei risultati concreti: cominciano infatti a venire allo scoperto deputati repubblicani in dissenso rispetto alla linea oltranzista del loro partito, che puntava (invano) a uno scambio tra il rinvio dell'entrata in vigore della detestata riforma sanitaria «Obamacare» e la disponibilità a votare in tempi utili il budget federale. Secondo Huffington Post, di simpatie democratiche, questi dissidenti sarebbero al momento tredici, ma ne servirebbero almeno diciassette per far ripartire il governo in attesa dell'approvazione del bilancio.
Oltre a situazioni imbarazzanti quali l'«assalto» di un gruppo di reduci della seconda guerra mondiale al monumento a Lincoln chiuso con transenne a Washington, lo shutdown sta provocando danni anche al dollaro, crollato ai minimi degli ultimi sette mesi rispetto all'euro in seguito al rallentamento dell'economia americana. Ma ben maggiori timori suscita il rischio di un default tra due settimane, che secondo il Fondo Monetario Internazionale avrebbe «effetti catastrofici».
Infine il paradosso di Obamacare. La riforma sanitaria tanto ostacolata dai repubblicani è comunque partita il 1° ottobre, ma non tutto sembra procedere come il presidente vorrebbe.
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