Obama torna a parlare dell'attacco terroristico al Consolato americano a Bengasi e delle proteste musulmane per il film "blasfemo" su Maometto. Il presidente apre il suo intervento al Palazzo di Vetro ricordando Chris Stevens, l'ambasciatore morto a Bengasi: "Incarna il meglio dell’America". Poi ricorda che gli attacchi e le violenze contro sedi diplomatiche Usa nel mondo arabo non sono solo l’espressione di sentimenti anti-americani ma "l’attacco ai più profondi ideali" su cui si fondano le Nazioni Unite. "Se siamo seri nel sostenere questi ideali, dobbiamo parlare onestamente sulle cause di questa crisi, perché dobbiamo fronteggiare una scelta tra le forze che ci dividerebbero e le speranze che abbiamo in comune", ha continuato riferendosi ai drammatici eventi che l’11 settembre hanno portato alla morte del diplomatico e di altri tre americani. "Oggi dobbiamo affermare che il nostro futuro sarà determinato dalle persone come Chris Stevens e non dai suoi assassini, oggi dobbiamo dichiarare che questa violenza ed intolleranza non hanno spazio nelle nostre Nazioni Unite". Poi un riferimento al film blasfemo su Maometto: il presidente ribadisce la dura condanna della Casa Bianca: è un insulto al mondo islamico. Ma non giustifica e non può giustificare in alcun modo le violenze.
La Primavera araba
"Questa è una stagione di progresso - rivendica con orgoglio Obama -. Per la prima volta in decenni, i tunisini, gli egiziani e i libici hanno votato
per nuovi leader in elezioni credibili, competitive e giuste". Il presidente sottolinea poi che "lo spirito democratico non è stato limitato al mondo arabo. Nell’ultimo anno abbiamo visto transizioni pacifiche del potere in Malawi e in Senegal".
Sanzioni e punizioni per la Siria
Obama intende mettere fine alla guerra in Siria. "Il futuro", ha detto il presidente, "non deve appartenere a un dittatore che massacra il proprio popolo. Se c’è qualcosa per cui i deve protestare nel mondo, è un regime che tortura i bambini a lancia razzi sulle abitazioni". E va giù duro: "Il regime di Bashar Assad deve finire, in modo che il popolo siriano possa iniziare una nuova alba. L'autodeterminazione e la libertà non appartengono solo a una cultura, quella occidentale o americana, ma sono valori universali". Poi prende di mira anche Teheran: "Esattamente come limita i diritti del suo popolo, il governo iraniano puntella un dittatore a Damasco e alimenta i gruppi terroristici all’estero", E chiede "ancora una volta" che il regime di Bashar al-Assad venga deposto "così che le sofferenze del popolo siriano giungano alla fine e possa levarsi una nuova alba".
Faremo ciò che è necessario per bloccare l'atomica in Iran
"Noi crediamo - ha proseguito Obama - che si sia ancora tempo e spazio per una soluzione diplomatica della crisi nucleare con l’Iran, ma "il tempo a nostra
disposizione non è illimitato".
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