Soltanto tre i voti contrari, una manciata (23) gli astenuti. Il primo Trattato internazionale sul commercio delle armi convenzionali porta a casa 154 sì dall'Assemblea generale dell'Onu. Oppositori annunciati Siria, Iran e Nord Corea, che in questi giorni proprio sulla questione armamenti ha puntato la sua ennesima campagna propagandistica ai danni dei vicini del Sud e degli Stati Uniti.
L'opposizione di Damasco ha una motivazione radicata nell'attualità. Secondo quanto affermato in precedenza dai suoi rappresentanti, il Trattato non impedisce la fornitura di armi a entità non statali da parte di Paesi esteri.
Si capisce facilmente quanto il problema sia sentito, tenuto conto che sotto il generico cappello dei "non statali" vanno a finire anche tutte quelle formazioni ribelli che da due anni contrastano il governo siriano di Bashar al-Assad. In quest'ottica probabilmente anche l'astensione della Russia, il più grande alleato della Siria.
Il trattato approvato dalle Nazioni Unite ha bisogno ora di uno step successivo, la ratifica da parte degli Stati membri, conferma della volontà di bloccare l'esportazione di armi nei Paesi sotto embargo, che violano i diritti umani o che mantengono rapporti con la criminalità e le formazioni terroristiche.
Ratificare quanto stabilito in sede Onu potrebbe portare più di un cruccio agli Stati Uniti.
Obama, che si batte contemporaneamente sul fronte nazionale, per una regolamentazione più severa del commercio degli armamenti, dovrà affrontare il no annunciato della lobby delle armi, che nonostante il relativo silenzio sul Trattato nel post-Newtown non vede di buon occhio la decisione delle Nazioni Unite.Un'approvazione all'unanimità per alzata di mano era stata fermata alcuni giorni fa dagli stessi Paesi che oggi si sono pronunciati contro l'adozione del Trattato.
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