Gli integralisti islamici alzano il livello della minaccia verso gli Stati Uniti. Mentre violente manifestazioni antiamericane contro il film «L'innocenza dei musulmani» continuano in numerosi Paesi, l'organizzazione «Al Qaida nel Maghreb islamico» (in sigla Aqmi), si è rivolta «ai giovani musulmani» chiedendo loro di assaltare le sedi diplomatiche americane nei Paesi della regione (Marocco, Mauritania, Algeria e Tunisia) e a uccidere gli ambasciatori degli Stati Uniti.
«Chiediamo... di seguire l'esempio dei leoni di Bengasi, ammainando le bandiere nelle loro ambasciate e bruciandole e calpestandole prima di uccidere gli ambasciatori e i rappresentanti americani o cacciarli» ha scritto Aqmi su un sito internet fondamentalista all'indomani dell'attacco dei salafiti all'ambasciata statunitense a Tunisi, nel corso del quale la bandiera a stelle e strisce è stata strappata e sostituita da un drappo nero simile a quello di Al Qaida. Nel messaggio, gli emuli di Osama bin Laden esaltano l'assassinio di Christopher Stevens, l'ambasciatore americano in Libia che ha perso la vita lo scorso 11 settembre durante un attacco al consolato di Bengasi che è parso troppo ben organizzato per essere la degenerazione di una spontanea protesta di piazza: per Al Qaida nel Maghreb si è trattato del «regalo più bello» per festeggiare l'anniversario degli attacchi terroristici negli Stati Uniti.
Proseguono intanto manifestazioni e attentati in molti Paesi. A Kabul un terrorista suicida ha scelto come bersaglio dell'auto che guidava imbottita di esplosivo un minibus con a bordo dipendenti dell'aviazione sudafricana diretti all'aeroporto: sono morte almeno dodici persone. In Pakistan, centinaia di manifestanti furiosi hanno sfondato la barricata eretta a protezione del consolato Usa a Peshawar: ne sono seguiti scontri violenti con la polizia, che hanno provocato decine di feriti. A Karachi, ivece, una bomba esplosa in un mercato ha ucciso sei persone e ne ha ferite una quindicina. Altre violente manifestazioni contro ambasciate e consolati Usa si sono svolte nel Kashmir indiano, in Indonesia e in Thailandia. Per prevenire simili situazioni, il governo del Bangladesh, Paese di 120 milioni di abitanti a stragrande maggioranza islamica, ha deciso lunedì di impedire l'accesso a YouTube per evitare che la gente vedesse l'estratto di 14 minuti di «L'innocenza dei musulmani»: il divieto è tuttora in vigore. Anche in arabia Saudita si pensa a un divieto simile.
Maggior calma sembra invece tornare in Paesi fino a ieri molto «caldi» come Tunisia ed Egitto. Paradossalmente, però, potrebbe venire dall'Europa una nuova fiammata di tensione. Dalla Francia si apprende che sul numero in uscita oggi del settimanale satirico Charlie Hebdo saranno pubblicate nuove vignette dedicate a Maometto, sembra ritratto in posizioni osé. Facile prevedere altre reazioni violente da parte dei fanatici dell'islam: la sede di Charlie Hebdo fu già una volta incendiata. Il premier Jean-Marc Ayrault difende la «libertà d'espressione» ma chiede di evitare «qualsiasi eccesso», appellandosi allo «spirito di responsabilità di ciascuno». Il rettore della Grande Moschea di Parigi Dalil Boubakeur, «stupito e rattristato», ha invitato alla calma. Dall'Egitto dove si trovava in visita ufficiale, il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha stupito tutti dicendosi d'accordo secondo fonti egiziane con il grande imam di Al Azhar, Ahmad el-Tayyeb, che intende chiedere all'Onu di adottare una norma internazionale per rendere la blasfemia un crimine punito dalla legge.
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