Parigi, lo scandalo affittopoli che fa tremare la sinistra

Il portavoce del candidato socialista Francois Hollande occupa un appartamento del Comune di Parigi a un canone più basso del 37% rispetto ai prezzi di mercato

Parigi, lo scandalo affittopoli che fa tremare la sinistra

Tutto il mondo è paese. Anzi tout le monde est pays, pas seulement l'Italie. Sì, perché proprio quando la campagna elettorale per le presidenziali entra nel vivo, un caso simile alla nostra Affittopoli colpisce i socialisti francesi. Creando più di qualche problema di immagine al candidato della gauche, Francois Hollande, il grande antagonista di Nicolas Sarkozy.
La pietra dello scandalo è l'affitto, a prezzi decisamente fuori mercato, pagato da Delphine Batho, deputata socialista e portavoce di Hollande. La Batho occupa un appartamento del parco immobiliare del Comune di Parigi di 108 metri quadri pagando 1524 euro mensili, pur vantando una indennità di 7100 euro lordi mensili, 6412 euro di spese di rappresentanza e 9138 euro per stipendiare i collaboratori. Secondo la Corte dei Conti regionale, circa il 37% in meno del valore di mercato.
Il caso sta provocando una forte sollevazione sui social network. A distanza di una decina di giorni dall'articolo di Le Monde che ha svelato la circostanza, il flusso di commenti è continuo. E il profilo Twitter della Batho è inondato di proteste. La portavoce di Hollande, però, non vuole lasciare l'appartamento. «Si fa confusione perché io non sono locataria di un alloggio sociale, ne occupo uno intermedio. E anzi pago una quota aggiuntiva senza essere obbligata a farlo. E' tutto perfettamente legale» spiega. Il tutto accompagnato da una postilla: «Appartamenti simili vengono occupati da affittuari con redditi molto più alti del mio. Nel mirino non c'è la mia situazione abitativa ma la mia persona».
Il sindaco Bertrand Delanoe, anche lui di sinistra, cerca di parare i colpi. E assicura che non si tratta di assegnazioni riferibili alla sua giunta e che non ci sarà mai più alcun favoritismo nell'assegnazione di case del Comune di Parigi. «Gli appartamenti devono andare ai parigini bisognosi, non ai politici. Da quando la nostra maggioranza è in carica non c'è stata alcuna assegnazione a parlamentari o rappresentanti eletti». La polemica per i canoni fuori mercato, però, continua a divampare Oltralpe. Tanto più che nello scorso novembre era stato Jean-Pierre Chevènement della sinistra-nazionalista, più volte ministro, a finire nel mirino del Comune di Parigi. Chevènement occupa dal 1983 un appartamento di 120 metri quadri nel quinto arrondissement per il quale paga 1519 euro. A lui si è rivolto con un appello pubblico il vice sindaco con delega alle politiche abitative. La richiesta? Lasciare casa «nel nome del sacro principio dell'uguaglianza». Una richiesta finora caduta nel vuoto. E lo stesso Delanoe si è fatto sentire. «Ho bisogno di alloggi per parigini il cui reddito giustifica questo tipo di assegnazioni. Quando Chevènement restituirà il suo alloggio, la città di Parigi potrà assegnarlo a una famiglia con i giusti requisiti». Analoghi appelli sono stati lanciati dalla Régie Immobilière de la Ville de Paris che ha invitato i politici a risolvere i loro contratti per «motivi deontologici».

Finora, però, nessuna risposta positiva è arrivata. Un atteggiamento che lascia perplessi i francesi, sempre più stufi delle spese in perenne aumento dello Stato e sempre più simili ai cugini d'Oltralpe in termini di rabbia anticasta.

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