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Pasticcio francese sul boicottaggio olimpico

Fra i due Paesi sale la tensione sul tema dei diritti umani mentre in Tibet e nelle province confinanti continuano gli arresti e le proteste in piazza. Un ministro: "Sarkozy ha posto precise condizioni per partecipare all’apertura dei Giochi". Il governo costretto a smentire

Pasticcio francese sul boicottaggio olimpico

Parigi - Sale la tensione tra Parigi e Pechino. E ancora una volta sul tema dei diritti umani. La giornata di ieri è stata perlomeno confusa, con l'annuncio in un primo tempo delle condizioni poste da Nicolas Sarkozy per recarsi in Cina l'8 agosto alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi e con la successiva smentita che si tratti veramente di “condizioni“. Intanto si è avuta la notizia delle violenze che alcuni giovani francesi avrebbero subito qualche ora prima a Pechino dalla polizia cinese. Certo i cinesi sono molto irritati con Sarkozy, ma nessuno sa veramente se la disavventura di quei ragazzi abbia il significato di un ammonimento.

L'Eliseo non prende in considerazione l'ipotesi di un boicottaggio vero e proprio dei Giochi da parte della Francia e dei suoi atleti, ma riflette sull'eventuale assenza di Sarkozy, circostanza che sarebbe doppiamente significativa perché in quel momento - ossia durante il secondo semestre di quest' anno - Parigi avrà la presidenza di turno dell'Unione europea (cosa che spingerà Sarkozy a discutere con i 26 partner l'eventualità della sua presenza alla cerimonia dell'8 agosto). Ieri pomeriggio il quotidiano Le Monde, che a Parigi esce intorno alle 14 con la data del giorno successivo, è andato in edicola con le dichiarazioni della ministra dei Diritti umani, Rama Yade. Dichiarazioni di cui solo Le Monde e l'interessata conoscono il testo esatto. Il quotidiano ha messo in bocca alla ministra la parola «condizioni» a proposito dei tre punti seguenti, relativi al possibile viaggio di Sarkozy in Cina: 1) la fine delle violenze contro la popolazione del Tibet e la liberazione dei prigionieri politici; 2) una seria inchiesta sugli avvenimenti tibetani delle ultime settimane; 3) apertura del dialogo tra le autorità di Pechino e il Dalai Lama.

Passata qualche ora, RamaYade ha rilasciato una dichiarazione ufficiale per smentire d'aver mai utilizzato il termine «condizioni» a proposito dei tre punti appena citata. E in serata lo stesso ministro degli Esteri, Kouchner, conferma che la Francia «non pone condizioni alla Cina». Forse i cinesi hanno chiesto alle autorità francesi di moderare i toni dei loro discorsi e hanno fatto capire d'essere pronti - in caso contrario - a partecipare essi stessi all'escalation della tensione.

Intanto le radio e le tv transalpine hanno cominciato a parlare dello strano incidente dell'altra sera a Pechino. Alcuni minorenni francesi hanno raccontato di essere stati trattati brutalmente dalla polizia cinese dopo essere stati fermati nel corso di un’operazione antidroga nella serata di venerdì. I ragazzi sarebbero rimasti a lungo col capo coperto, costretti a tenere la testa bassa, picchiati e minacciati con un revolver alla tempia. Questo il loro racconto. L'ambasciata francese in Cina ha minacciato una protesta ufficiale se i maltrattamenti venissero confermati. La retata ha riguardato due locali nel quartiere di Sanlitun, di fronte al liceo francese, in una strada detta «via dei bar», molto frequentata da giovani stranieri e considerata dalle forze di polizia una centrale dello spaccio di stupefacenti. Venerdì sera la polizia ha fermato e portato in commissariato per accertamenti decine di ragazzi. Venti sono stati arrestati per possesso di stupefacenti. Fra essi otto stranieri. Gli altri sono stati rilasciati.

Dopo aver rilasciato dichiarazioni molto dure, Sarkozy è in imbarazzo di fronte alla Cina. L'opinione pubblica esprime posizioni ostili a Pechino: il 62% dei francesi crede che il presidente farebbe bene a boicottare la cerimonia di apertura dei Giochi. Ma una crisi nelle relazioni con la Repubblica popolare sarebbe un problema molto grave per Parigi. La soluzione potrebbe venire dagli atleti francesi, che hanno deciso di andare alle Olimpiadi con un distintivo dalla scritta assai significativa: «Per un mondo migliore». E intanto continua in Tibet la repressione del regime cinese: il bilancio dei morti durante le proteste di venerdì nella confinante provincia di Sichuan è salito a 15.

Duemonaci avrebbero spinto la loro protesta fino al suicidio.

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