I giornalisti a Pechino l'hanno subito chiamata la Carla Bruni cinese, e potrà anche suonare ironico, ma è un complimento. Perché Peng Liyuan è per tutti la «prima vera first lady» della Cina, e ora che è partita col marito Xi per il primo viaggio diplomatico della coppia, il cappottino nero con pashmina azzurra e borsa a mano (sempre nera) con cui è sbarcata in Russia sono subito diventati oggetto di culto. Su internet la frase «stessi articoli di Peng Liyuan» è stata cliccata otto milioni di volte, un sito cinese ha già messo in vendita le copie del cappotto a cinquanta euro l'una. Si è poi scoperto che tutti i capi della signora Xi sono made in China, realizzati su misura dalla stilista Ma Ke e firmati Exception e Wuyong, insomma nessun marchio italiano come si era subito vociferato: quindi le copie sono copie autoctone, il cappotto originale costa intorno ai 400 dollari. Eleganza ma senza esagerare col consumismo capitalista.
Peng Liyuan è «la prima vera first lady» perché è popolare di suo, già prima e ben più del marito, come cantante: quando ha conosciuto e poi sposato Xi Jingping, oltre venticinque anni fa, lui era un funzionario anonimo del partito, certo figlio di un eroe della rivoluzione, ma secondo la stessa Peng «un po' rozzo e vecchio». Poi però si è resa conto (in fretta) che Xi era anche «davvero intelligente»: in venticinque anni Peng è diventata una cantante folk amatissima e un generale dell'Esercito per cui si è esibita in performance militaresche; lui è diventato uno degli uomini più potenti del mondo. L'anno scorso, quando Xi era ancora vicepresidente ma già presidente annunciato, Peng è tornata a fare parlare di sé: la Cina si preparava alla donna nuova della politica, alla rivoluzione di una moglie non silenziosa, non invisibile, non castigata.
È vero che negli anni della vicepresidenza Peng ha lasciato da parte la carriera e certi abiti appariscenti, ma in parallelo si è costruita la sua strada di first lady impegnata nelle cause buone, ambasciatrice per la lotta all'Hiv, raccolte fondi per i terremotati, ora un discorso in Sudafrica. Per i cinesi è «perfetta» e diventerà «un idolo della diplomazia». Anche se il suo nome è stato già censurato: le ricerche con «Peng» sono bloccate. Anche troppi complimenti possono essere pericolosi, in Cina.
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