Putin spodesta Obama: «È il più potente del mondo»

Putin spodesta Obama: «È il più potente del mondo»

Mosca È il presidente della Russia Vladimir Putin la persona «più potente del mondo». Il «verdetto» è stato emesso dalla rivista americana Forbes, che nella sua classifica annuale ha ritenuto Putin più potente del presidente americano Barack Obama, quest'anno fermatosi al secondo posto.
Il leader del Cremlino «ha consolidato il suo controllo sulla Russia», mentre per Obama «il periodo di “anatra zoppa” (coincidente con la parte finale del mandato) è iniziato prima del solito». È la prima volta che Putin, che lo scorso anno occupava la terza posizione, sale fino al punto più alto del vertice della classifica, in cima alla quale si è sempre trovato Obama dal 2009, fatta eccezione per il 2010, quando la “medaglia d'oro” andò al leader cinese Hu Jintao. L'attuale presidente cinese Xi Jinping si aggiudica invece il terzo posto, mentre Papa Francesco, si ferma al quarto, migliorando la performance del predecessore Benedetto XVI che l'anno scorso era quinto. La cancelliera tedesca Angela Merkel, in quinta posizione, resta la donna più potente sulla terra e il primo esponente dell'Unione Europea.
Nella lista c'è un solo italiano, il presidente della Bce Mario Draghi, scivolato di una posizione, al nono posto, rispetto alla classifica dello scorso anno, dove, 29°, compariva l'ex premier Mario Monti. Chiude l'elenco, al 72° posto, Janet Yellen, nominata governatore della Federal Reserve americana.
Secondo Forbes, «chiunque abbia assistito alla partita a scacchi» giocata sulla Siria tra Russia e Stati Uniti nelle settimane scorse «ha una chiara idea del cambio al vertice al potere sulla scena globale»: affermazione che contiene molta verità, ma che ha per la verità il sapore di una semplificazione un po' forzata. Obama, indebolito tra l'altro dal lungo periodo di shutdown (il blocco delle attività del governo federale conseguenza del mancato accordo politico sul tetto del debito americano) e dalla minaccia di default, appare invece come «il comandante in capo ammanettato» del Paese più dominante del mondo.

E certamente i troppi «non sapevo» pronunciati dal presidente americano anche in occasione della crisi del Datagate non aiutano a rafforzarne l'immagine.
Alla richiesta di un commento, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov si è limitato a dire: «Lasciate che siano gli altri a farlo».

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