Romney, rimonta totale: ora ruba a Obama anche il voto delle donne

Il vantaggio "rosa" del presidente sarebbe ridotto a 6 punti (o a zero). Colpa del dibattito, in cui Barack ha dimenticato i temi femminili

Non solo le banche d'affari, indispettite per la riforma dei mercati. Non solo gli afroamericani delusi. Anche le donne, il punto forte della base elettorale di Obama, ora cominciano a girare le spalle al presidente. A scivolare dalla parte di Romney. È il corso del destino: dopo il dibattito della grande figuraccia (di Obama), al repubblicano tutto sembra possibile, e tutti pronostici ribaltabili, perfino quelli sul voto femminile. Che da sempre è a favore del presidente: lo era nel 2008, quando gli ha dato la spinta per vincere, lo è stato fino a pochi giorni fa. Fino a metà settembre, Obama distanziava Romney di 18 punti secondo Pew e di 15 secondo Ppp; un vantaggio che oggi sarebbe ridotto rispettivamente a zero e a sei punti. E tutto dopo la debacle obamiana di Denver, nel faccia a faccia durante il quale il presidente non ha mai affrontato i temi sociali e i diritti delle donne, sui quali Romney è sempre stato in maggiore difficoltà. Una scelta perdente, criticata anche all'interno del partito e che - secondo il sito di informazione Salon.com - sarebbe all'origine della rivoluzione nei sondaggi. Certo l'inversione è in linea con le stime di voto più generali: secondo tutti i sondaggi Romney non solo avrebbe annullato lo svantaggio o addirittura avrebbe realizzato il sorpasso, ma le ultime stime danno il repubblicano in rimonta anche in uno degli stati chiave, l'Ohio. Qui Romney avrebbe ridotto lo scarto a quattro punti, al 47 per cento contro il 51 per cento del presidente. Però i sondaggi sul voto femminile dicono anche chi è passata dall'altra parte: donne bianche, soprattutto nella fascia 18-49 anni. Fra loro, il 63 per cento sta con il candidato mormone, tradizionalmente più amato dalle soccer mum, le casalinghe della media e alta borghesia dedite alla cura dei figli, più simili ad Ann Romney, madre non lavoratrice di cinque figli.
In realtà le mogli degli sfidanti hanno cercato in ogni modo di fare guadagnare terreno ai mariti nel loro campo, con interviste a ripetizione sulla stampa americana. Il risultato è stato raggiunto solo in parte, nel senso che entrambe sono molto più popolari dei consorti: Michelle è al 70 per cento (Obama al 55-56 per cento), Ann al 56 per cento (contro il 47 per cento di Romney).
Le americane insomma preferiscono Michelle. Ma quello che non perdonerebbero a Obama sarebbe di non avere contestato a Romney il suo estremismo su alcuni temi fondamentali nella battaglia per i diritti delle donne, primo fra tutti l'aborto, e poi la questione delle madri lavoratrici, finite spesso al centro delle gaffe del repubblicano, la contraccezione, gli aiuti alla pianificazione familiare. Perché Obama non ha neanche sfiorato l'argomento? Un mistero, come del resto tutta la sua performance sotto tono (a questo proposito, lui stesso ieri ha ammesso: «Sono stato troppo educato»). Che però potrebbe costargli caro, perché nella rimonta di Romney il voto femminile, che prima sembrava una roccaforte dei democratici, potrebbe davvero mettere in dubbio la rielezione. Il repubblicano sfrutta l'occasione, e pur di guadagnarsi i voti delle donne non teme l'ennesima piroetta sull'aborto. Da governatore del Massachusetts, Romney ha dichiarato di ammettere l'aborto solo in caso di stupro, incesto o per salvare la vita della madre (una posizione, l'ultima, che non piace ai conservatori più radicali). Di recente ha definito la sentenza che ha dato alle donne il diritto di scelta «il momento più oscuro nella storia della Corte suprema». Ieri però in Iowa ha garantito che «non c'è un progetto legislativo sull'aborto» nella sua agenda, insomma la legge non si tocca.

Controllando sempre i sondaggi, si capisce. E in attesa del confronto di stasera, quello fra i vice Biden e Ryan: che questa volta non sarà soltanto uno show, perché questa volta - pare - i dibattiti tv contano davvero.

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