RomaAd attenderla sulla pista dell'aeroporto di Ciampino c'erano la sua famiglia, arrivata da Samugheo, provincia di Oristano, gli amici, il premier Mario Monti, i ministri degli Esteri e della cooperazione, Terzi e Cappellacci, il governatore sardo Ugo Cappellacci. Duecentottantasei giorni dopo Rossella Urru è una donna libera e posa i piedi sul suolo italiano. Una camicia bianca, capelli lunghissimi. Appena scesa dal Falcon 900 che l'ha riportata a casa dal Burkina Faso abbraccia i genitori e i fratelli Mauro e Fausto. Accoglie il saluto affettuoso di Monti: «Ben tornata in Italia», le dice il presidente del consiglio. Poi Rossella torna a riabbracciare la sua famiglia. «Sto bene, sono in forze, grazie all'Italia. È finita - le sue prime parole - Ho avuto paura qualche volta, è capitato, ma sono stata trattata bene. Volevo solamente ringraziare per tutto il lavoro che c'è stato per farmi tornare a casa. Ringrazio tantissimo il ministero degli Esteri, l'unità di crisi. Spero di continuare a lavorare nella cooperazione. Ho rischiato in prima persona ma spero di tornare in Africa al più presto».
«Sono felicissima, sto bene e sono contenta di andare a casa», aveva detto poco prima di partire per Roma parlando al telefono con mamma Marisa e papà Graziano. A Samugheo, i concittadini stanno preparando una tavolata dal centro del paese fino alla casa della famiglia Urru aperta a tutti.
Le condizioni del rilascio in Mali della cooperante italiana del Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli e dei due colleghi spagnoli Enric Gonyalons e Ainhoa Fernandez rimangono ancora oscure. Il rapimento era avvenuto il 23 ottobre nel campo profughi sharawi di Hassi Rabuni, nel sud dell'Algeria, a opera del gruppo legato ad Al Qaida Movimento unito per la Jihad nell'Africa occidentale. Una fonte anonima che ha partecipato alle trattative riferisce che i tre ragazzi sono stati liberati in cambio del rilascio di tre islamici. Due dei tre estremisti erano detenuti in Mauritania, l'altro in Niger: «C'è stata una contropartita, cioè rilascio per rilascio», ha dichiarato alla stampa il mediatore, riferendo che nel nord del Mali è già stato portato un uomo detenuto in Mauritania, mentre un secondo è stato liberato ieri. «Il terzo - ha riferito - deve essere liberato in Niger».
C'è però un'altra versione, scritta dettagliatamente dal Corriere della Sera: un ingente riscatto sarebbe stato pagato da Italia e Spagna, e i soldi, dieci milioni di euro a ostaggio, per un totale di 30 milioni, sarebbero arrivati in Burkina Faso domenica attraverso emissari italiani e spagnoli. Il riscatto, riferisce il Corriere, sarebbe stato trasferito all'emiro Abdul Hakim a Gao, nel nord del Mali. La trattativa sarebbe stata quindi completata dalla consegna agli estremisti di alcuni islamici prigionieri. Lo scambio di prigionieri è confermato dal generale Gilbert Diendere, stretto collaboratore per la sicurezza del presidente del Burkina Faso Blaise Compaore. Sul pagamento di un eventuale riscatto, ha spiegato di non esserne a conoscenza, in quanto questa è una questione tra rapitori e governi. Il presidente Campaore è stato comunque l'uomo che ha gestito le fila delle trattative, concluse con un successo totale. «Vogliamo ringraziare il governo del Burkina Faso, grazie mille», ha detto Rossella Urru scendendo dall'aereo che l'ha portata a Ouagadougou, prima del trasferimento in Italia. «Chi ha pagato il riscatto del quale parla il Corriere.
Il rapimento dei tre cooperanti sarebbe stato compiuto da elementi sharawi che poi li avrebbero «ceduti», dietro compenso, al Mujao.
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