Scandalo Murdoch: Cameron travolto

James in aula: "Parlai col premier dell’affare BskyB". Il ministro Hunt sotto accusa per i rapporti col gruppo

Scandalo Murdoch: Cameron travolto

James Murdoch, il figlio dello Squalo, ha parlato ieri a Londra, davanti alla Commissione Leve­son su etica e media. E per il gover­no di Cameron è stata una nuova bufera: perché ci sono email e tele­fonate che tirano in ballo Jeremy Hunt, ministro della Cultura che pare avesse una familiarità parti­colare col gruppo australiano e in particolare col lobbista Fred Mi­chel. Specialmente quando era il momento di dare il via libera alla acquisizione di BskyB da parte di News Corporation. Tanto è vero che il dossier passò a lui, all’im­provviso, dalle mani del collega Vincent Cable, che invece si era detto contrario. Ieri gli scommetti­tori hanno smesso di accettare puntate sulle dimissioni di Hunt, il «cheerleader» dei Murdoch (in­tanto i sondaggi davano i Tory a ot­to punti in meno dei laburisti). Ed è vero che James ha replica­to: «Non lo definirei così»,ma l’im­pressione è che in tribunale i Mur­doch si stiano togliendo qualche sassolino. La Commissione Leve­son è stata voluta da Cameron per indagare sul comportamento dei media dopo lo scandalo e la chiu­sura di News of the World . E gli au­straliani, prima così «vicini» ai Tory di Cameron, non l’hanno presa benissimo: volete la guerra? E guerra sia. Il primo segnale è arri­vato dallo Squalo, arrivato a Lon­dra da New York lo scorso weekend, per testimoniare oggi, e forse anche domattina, in caso una giornata intera non dovesse bastargli: su twitter ha scritto che «il governo deve essere pazzo» a prestare ancora soldi all’Fmi, e questo mentre «Cameron tassa i cibi caldi», i pastries della Corno­vaglia. Ma ieri James ha fatto di più. Prima ha scaricato la respon­sabilità del sistema intercettazio­ni sull’ex direttore di News of the World Colin Myler e sul consiglie­re legale Tom Crone, accusandoli di averlo tenuto all’oscuro della pratica illegale perché lui, James, avrebbe altrimenti chiesto di «estirpare il cancro». Poi ha rac­contato di aver parlato delle inten­zioni dei Murdoch di comprare BskyB con il premier Cameron, nella cena di Natale del 2010, a ca­sa di Rebekah Brooks nei Cotswal­ds. Dove Cameron andava a caval­l­o con la rossa, la ex amministratri­ce delegata di News International che ora rischia una incriminazio­ne per ostruzione della giustizia. «Fu una breve conversazione prima di cena, non una vera di­scussione » ha aggiunto James Murdoch, dopo aver sganciato la bomba. Cameron per ora non par­­la, dice che lo farà a giugno, in com­missione. Lui, il figlio dello Squa­lo, ha spiegato che leggeva il News of the World solo «di tanto in tan­to », ma in compenso frequentava un po’ tutti i politici,quindi ha par­lato della questione BskyB anche col cancelliere dello scacchiere George Osborne, «ma solo una volta». E poi, sempre in confiden­za, al George club di Londra, nel settembre 2009 disse a Cameron che il Sun avrebbe appoggiato i Tory alle elezioni. Non è che per caso volevate garantirvi l’appog­gio per l’operazione BskyB, ha chiesto la corte? «Non avrei mai fatto un simile calcolo volgare» si è indignato Murdoch jr. Oggi è il giorno dello Squalo.

Dietro ogni parola, dietro ogni rivelazione, un’inchiesta sempre più simile a un cratere: quasi mille e duecento vittime secondo Scotland Yard, al­tri tre arresti, fra cui il responsabi­le delle pagine reali del Sun , cin­quanta nuove denunce per inter­cettazioni illegali e il sospetto di casi anche in America, uno a Hol­lywood e un big dello sport. Voci, per ora. Ma ormai la guerra è aper­ta, e la mossa tocca a Rupert.

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