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Scontato plebiscito per la Madre Russia: "95 per cento di sì"

Filorussi in massa alle urne, la parola d'ordine: "Finalmente la Crimea farà ritorno a casa"

Scontato plebiscito per la Madre Russia: "95 per cento di sì"

Il seguente articolo è multimediale: le parti in blu fanno riferimento a video inediti

«Temevo di morire in un'altra terra. Finalmente torno alla madrepatria, dove potrò riposare per sempre in pace» spiega commossa Tamara. Assieme al marito Leonid ci tiene, nonostante l'età, ad essere fra i primi a votare per il referendum del ritorno della Crimea alla Russia.
Secondo i dati diffusi in serata dal governo della penisola filo Mosca, a metà dello scrutinio una percentuale bulgara di votanti, il 95,5%, avrebbe scelto l'annessione al Cremlino. Nella piazza di Simferopoli, capitale della Crimea, sotto la statua di Lenin esultano in migliaia per un risultato già scritto urlando «Russia, Russia». L'affluenza avrebbe superato il 70%. (guarda il video)
Fin dal primo mattino a Simferopoli un via vai continuo di filorussi vota per il referendum che cambierà la cartina d'Europa. Alla scuola numero 9 i ventenni Tania e Misha sono sposini da meno di un anno. «Dobbiamo tornare a casa da nostro figlio che ha solo due mesi. I nonni sono troppo anziani per tenerlo a lungo e pure loro vogliono votare» spiega la giovane mamma. «Abbiamo scelto l'unione con la Russia per dare un futuro al nostro piccolo» sostengono i neo genitori. Di referendum illegittimo non vogliono sentir parlare. «L'Europa usa un doppio standard - sbotta Misha -. L'indipendenza del Kosovo va bene, ma l'autodeterminazione della Crimea no».
Una signora di mezza età con la treccia raccolta da un fiocchetto con i colori della bandiera russa infila con orgoglio la scheda nell'urna. I quesiti sono due: «Siete a favore della riunificazione della Crimea con la Russia come entità costituente?» oppure «Siete a favore dell'applicazione della costituzione della Repubblica di Crimea del 1992 come parte dell'Ucraina?»(guarda il video).
Nessuno piega le schede, qualcuno mostra il suo voto ai fotografi e nelle urne trasparenti vedi spuntare solo il primo quesito del «ritorno a casa», come dicono in tanti.
In un'altra scuola adibita a seggio un altoparlante gracchia vecchie canzoni patriottiche dell'Unione Sovietica. Il colonnello Leonid Federovich, veterano della seconda guerra mondiale, che avrà 90 anni, cammina a fatica, ma per l'occasione ha rispolverato la divisa con tutte le medaglie. Non mancano quelle con il faccione di Stalin. Per lui che ha combattuto in Ucraina, Polonia ed arrivò a Berlino nel 1945 è un giorno a lungo atteso. «Con il nuovo potere di Kiev saremmo ben presto diventati degli schiavi. Vogliamo la Russia» dichiara senza ombra di dubbio. (guarda il video)
Serghei ha appena accompagnato al seggio la mamma che alla domanda cosa ha votato risponde: «Per la Santa Madre Russia». E il figlio si fa il segno della croce ortodosso.
Fra i giovani colpiscono i russkie motoziclisti con i loro scintillanti bolidi e le bandiere di Mosca. «Non chiamateci bikers, parola straniera - esordisce Pietr -. Siamo per la Russia e per Putin». (guarda il video)
La minoranza tartara della Crimea decimata da Stalin nel 1994 va controcorrente. Fedele a Kiev, vede come un incubo il ritorno di Mosca e boicotta in massa il referendum. A parte qualche eccezione, come Elmira Sapozhnikova, una bella ragazza di Simferopoli con gli occhi a mandorla. «I nostri leader si sono mangiati un sacco di soldi - spiega in inglese la giovane tartara -. Da Kiev ci dissanguano. Scelgo la Russia perché garantirà sviluppo economico e sicurezza». (guarda il video)
A Bakhchisaray, roccaforte dei tartari, è guerra di cifre. Akhtem Chiygoz, leader locale del Maijlis, l'autogoverno della minoranza, è convinto: «Hanno votato solo 6 tartari su 25mila. Disertiamo un voto anticostituzionale e dettato dall'occupazione russa».
Dal seggio numero 12, Natalya Serghevnya snocciola a mezzogiorno i dati di 860 iscritti e 400 elettori già venuti a fare il loro dovere «compreso un 10% di tartari», che sono musulmani (guarda il video). In realtà si vedono solo babuchke che si inchinano davanti alle urne come se fosse un altare. Un giovane in pantaloni mimetici è deciso a votare, nonostante le stampelle, in nome di Mosca e alcune mamme filorusse fanno infilare le schede nelle urne ai figli. Una signora vota e ribadisce: «Gloria alla Russia e a Dio».
L'effetto Crimea si fa sentire nell'Est e nel Sud dell'Ucraina, dove i filorussi organizzano manifestazioni pro referendum su federalismo e lingua riconosciuta a livello nazionale. I cortei più grossi raccolgono appena seimila persone, ma in Crimea, all'inizio, i numeri erano gli stessi. A Donetsk prendono d'assalto la sede dei servizi segreti e si dirigono verso il palazzo del governatore. A Kharkiv, seconda città del Paese, è finito sotto tiro il consolato polacco e occupata la sede degli ultranazionalisti filo Kiev. A Lugansk cercano di bloccare un treno che porta blindati ucraini verso il confine con la Russia. Kiev sta concentrando truppe temendo una seconda invasione.
Il primo ministro Arseny Yatseniuk non ha mezze parole sui separatisti della Crimea: «Li troveremo tutti per giudicarli. La terra brucerà sotto i loro piedi».

Le truppe russe ammassate al confine orientale non aspettano altro per sferrare la seconda zampata.

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