Con la seconda scheda eleggeranno i vicesindaci

Le elezioni amministrative che si sono svolte ieri in Croazia hanno un'importanza che va al di là dell'evento in sé. Si tratta infatti di un test rilevante a 40 giorni dall'ingresso nell'Unione Europea di un Paese che non sembra immune dal dilagante virus euroscettico, ma anche di una «prima volta» per le nuove regole sui rappresentanti delle minoranze etniche, di particolare interesse per quella italiana che in Croazia conta quasi trentamila anime.
Partiamo da questo tema. Le nuove norme prevedono che gli elettori delle minoranze possano richiedere una seconda scheda per eleggere direttamente il vicesindaco, che spetterà loro di diritto nei comuni dove le minoranze superano il 15% degli aventi diritto. In Istria questo riguarda quella italiana a Buie, Umago, Verteneglio, Parenzo e Valle. Ma in una municipalità istriana, quella di Grisignana, la situazione è opposta: essendo gli italiani maggioranza spetterà a loro il sindaco, mentre sarà la minoranza croata a votare per scegliere il vicensindaco. Laddove invece le minoranze etniche superano il 5%, i loro elettori potranno comunque usare la seconda scheda per eleggere direttamente il vicepresidente regionale, che in Istria spetta agli italiani.
Per quanto riguarda il voto complessivamente inteso, il problema di ieri era quello dell'affluenza: il pessimismo sulla situazione economica e la sfiducia nella politica nazionale avevano già fatto sì che il mese scorso, per l'elezione dei 12 europarlamentari croati, si recasse a votare solo il 21% degli iscritti. Dato impressionante, se si pensa che un anno prima al referendum sull'adesione all'Ue aveva votato un sempre modesto ma rispettabile 43% degli aventi diritto.

In base ai dati disponibili nel pomeriggio, si prevedeva che alla fine della giornata avrebbe votato non più della metà degli elettori. Secondo i sondaggi è probabile un successo del centrodestra, critico verso le politiche di austerità imposte dal premier socialdemocratico Zoran Milanovic.

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