Abito scuro su camicia bianca. Entrambi con la tipica spilletta della bandiera Usa sulla parte sinistra della giacca, solo che quella di Romney era leggermente più grande. A fare la differenza nella mise era solo la cravatta: blu, il colore dei democratici, per Obama e rosso «repubblicano» per Romney. Ma il «pareggio» nel look è stato l'unico della serata del presidente: i sondaggi dopo il dibattito dicono che il divario tra i due candidati si è ridotto. Come sempre, è stato anche un grande show con oltre 40 milioni di telespettatori.
Il linguaggio del corpo
Assertivo, incalzante Romney, proprio come ci si aspettava. Lo sfidante gesticola, sorride, scherza disinvolto. Il segnale più plastico della difficoltà del presidente Obama si legge invece nei suoi occhi che, a differenza del suo solito, appaiono distratti, quasi assenti. Obama tiene spesso lo sguardo basso, raramente si rivolge allo sfidante. A parte il duello di contenuti, è forse questo il dettaglio che più di tutti fa segnare il punto al candidato repubblicano.
Le frasi
La sfida, ovviamente, si è giocata anche sulle battute e le frasi a effetto. Come quella del presidente sulla riforma sanitaria: «Alla fine, mi sono affezionato al termine, Obamacare», ovvero al neologismo coniato dai media per indicare la sua contestata legge sull'assistenza medica. Sul tempo a disposizione nel dibattito, Obama fa le bizze: «Avevo ancora cinque secondi prima che lei mi interrompesse...». In realtà alla fine avrà parlato per 43 minuti, contro i 38 dello sfidante.
Romney usa la chiave dello scherzo per pungere il leader democratico su un tema classico dei repubblicani: il governo troppo invadente, con troppe regole: «Presidente, lei può comandare sulla sua casa, sul suo aereo, ma non sui fatti degli altri». Sul togliere gli sgravi alle imprese che delocalizzano: «Sono stato 25 anni negli affari. Non ho idea di cosa lei stia parlando. Forse ho bisogno di un nuovo contabile, ma l'idea di chi vuole penalizzare chi spedisce posti di lavoro all'estero, non mi sembra proprio il caso». E poi la stoccata rivolta al moderatore della tv pubblica, ma in realtà mirata a ribadire la volontà di tagliare la spesa pubblica: «Mi dispiace, Jim, io fermerò i sussidi alla Pbs. Anche se la Pbs mi piace, e anche tu»
L'attacco alla tv e il web
Proprio la minaccia di tagliare i fondi («per non dover chiedere in prestito alla Cina i soldi che servono») alla tv pubblica Pbs, che trasmette un seguitissimo programma di marionette, ha provocato uno strascico polemico al dibattito sul web. Romney ha scatenato risate e lacrime su Twitter. Obama non ha replicato all'annuncio del suo avversario, ma l'account di Twitter «FireBigBird» («Licenziare Big Bird», un personaggio del programma di marionette Sesame Street, un classico della Pbs) ha raccolto in pochi minuti migliaia di follower.
Il boom di Twitter
I commenti in Rete sul duello tv hanno superato ogni previsione più rosea trasformando il dibattito nell'evento più «twittato» di sempre (tra i temi più discussi, le mogli dei candidati...). Con 10,3 milioni di «cinguettii» in 90 minuti, Twitter l'ha fatta da padrone «superando i numeri registrati durante la convention repubblicana e la democratica», ha spiegato Rachael Horwitz, portavoce del social network. Momento topico, quello che ha visto protagonista - ironia della sorte - non il presidente né il suo sfidante, bensì il moderatore Jim Lehrer, quando ha risposto negativamente all'ex governatore del Massachusetts che voleva passare a un altro argomento.
In un solo minuto 158.690 tweet. Una battuta, un'espressione e via coi cinguettii. Obama ne ha scatenati oltre 152mila quando ha rivendicato «ancora 5 secondi» per una risposta: il leader più potente del mondo appeso a un contaminuti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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