Siria, botta e risposta Usa-Russia

Prosegue lo stallo diplomatico. Intanto Mosca e Washington si rimpallano le colpe. Cambio al vertice per l'esercito dei ribelli siriani

Siria, botta e risposta Usa-Russia

In Siria si continua a combattere. La diplomazia sino ad ora non ha prodotto alcun risultato apprezzabile: i colloqui di pace di Ginevra 2 si sono conclusi senza progressi negli sforzi per trovare una soluzione pacifica al conflitto, che dura da quasi tre anni. E Stati Uniti e Russia si rimpallano le responsbilità. Il segretario di Stato americano, John Kerry, da Giacarta (Indonesia) accusa Mosca senza troppi giri di parole "Mi rincresce dire che stanno facendo tutto con l’appoggio dell’Iran, di Hezbollah e della Russia". E insiste: "La Russia dovrebbe aiutare a trovare una soluzione e non distribuire armi e altri aiuti al regime siriano", ricordando poi che Mosca "in diverse occasioni, ha promesso che si sarebbe impegnata per un governo di transizione in Siria, ma ancora non abbiamo visto nessuno sforzo in questo senso".

Non si è fatta attendere la replica russa: "Abbiamo fatto tutto quello che abbiamo promesso", ha detto il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov riferendosi agli sforzi di Mosca per portare il regime di Damasco a colloqui diretti con l’opposizione. "Prima di tutto, stiamo lavorando con le autorità siriane su base quotidiana, e in secondo luogo, le statistiche mostrano chiaramente che i problemi principali non sono creati dal regime, ma dai gruppi terroristi ed estremisti che si sono diffusi in Siria e che non rispondono ad alcuna struttura politica". Per Lavrov anziché chiedere a Mosca di fare pressione su Damasco, gli Stati Uniti dovrebbero instaurare loro stessi contatti diretti con il governo siriano.

Kerry ha attaccato anche Assad. "Al momento, Bashar Assad non si è impegnato in discussioni sugli standard promessi e richiesti per cui si sono schierati sia la Russia sia la Siria". La squadra di Assad, ha aggiunto, "si è sempre rifiutata di aprirsi alla discussione" di un governo transitorio che sostituisse il regime. "È molto chiaro che Assad sta cercando di vincere sul campo di battaglia piuttosto che presentarsi al tavolo delle trattative in buona fede".

I lavori di Ginevra 2

Anche se tutti parlano di fallimento, il ministro degli Esteri siriano, Walid al Muallim, ha detto che il secondo round dei colloqui di pace di Ginevra con l’opposizione si è concluso "con importanti progressi". Smentendo quanto affermato nei giorni scorsi dall’inviato dell’Onu Lakhdar Brahimi, che aveva parlato della mancanza di progressi nella trattativa, al Muallim ha detto ai giornalisti che "il secondo round dei colloqui terminato sabato scorso a Ginevra non è stato un fallimento, al contrario nonostante alcuni report giornalistici ha visto il superamento di punti importanti". Brahimi aveva proposto l’avvio della discussione sulla lotta al terrorismo e per la creazione del nuovo governo transitorio senza trovare un accordo tra le parti. Dunque, se mancano sia l'uno che l'altro, quali sarebbero i progressi fatti? Al momento non si sa ancora quando inizierà il terzo round dei colloqui.

Siria, l'esercito dei ribelli ha un nuovo capo

Salim Idriss, capo dei ribelli dell’Esercito libero siriano (Esl), è stato rimosso dall’incarico. L'ha annunciato il Consiglio supremo militare, come riferisce la tv satellitare al-Arabiya. Il generale di brigata Abdullah al-Bashir è stato chiamato al comando dell’Esl.

Con un video diffuso su Internet, il gruppo di ribelli fa sapere che il Consiglio supremo militare ha deciso di rimuovere Idriss a causa delle "difficoltà incontrate dalla rivoluzione siriana" nella battaglia contro le forze del regime di Assad.
Idriss, generale nelle forze del regime prima della diserzione, era alla guida dei ribelli dell’Esl dal dicembre 2012.

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