SONDAGGILa grande rimonta di Romney «In testa in Florida»

Non è chiaro chi abbia vinto il primo dibattito tra i candidati americani alla vicepresidenza. È certo però che nessuno l'ha perso. Nessuno è andato al tappeto, né il vice di Barack Obama, Joe Biden, né il repubblicano Paul Ryan. E anche i primi sondaggi pubblicati nelle ore successive al confronto televisivo in Kentucky sono contrastanti: secondo i numeri raccolti dall'emittente Cbs, il 50% degli elettori vede in Biden il vincitore, per il 31% si è imposto Ryan. Per il 48% delle persone interrogate dalla Cnn, invece, Ryan ha battuto Biden. Il 44% sostiene il contrario.
Quello che i sondaggi non raccontano è che il dibattito di giovedì è stato un vero e proprio confronto, attivo, divertente, con un po' di spettacolo, a differenza del noioso faccia a faccia tra Barack Obama e il rivale Mitt Romney, la settimana prima. I due vice hanno discusso combattivamente di tasse, Medicare, politica estera, aborto, religione. Sono apparsi entrambi preparati, pronti a rispondere senza esitazioni alle domande del moderatore, la giornalista Martha Raddatz, che al contrario del collega Jim Lehrer ha saputo gestire i due rivali, incalzarli, senza mai lasciarli prevalere, mantenendo il dibattito animato.
In queste ore, non sono il contenuto del dibattito, i dettagli dei programmi a essere discussi sui giornali americani, dagli elettori sul web, dai commentatori sulle tv nazionali. Il primo dibattito tra i vice della campagna americana del 2012 sarà ricordato per «uno scontro di stili», per dirla con le parole del Los Angeles Times, più che per le rispettive posizioni su tasse o religione: da una parte ci sono le grosse risate, il ghigno plastico di Joe Biden, dall'altra la pacatezza e l'aria un po' a disagio di Ryan. «Il vecchio leone ha cercato di bastonare il giovane cucciolo», scrive il quotidiano di Los Angeles ricordando come tra Biden, 69 anni, e Ryan, 42, ci sia un'importante differenza di età. Per 90 minuti, Joe Biden ha imposto risate e ghigni agli argomenti di Ryan (sul web già durante il dibattito spuntavano scherzosi account Twitter, come «Laughing Joe Biden») cercando nel pubblico a casa, lo sguardo puntato dritto nella telecamera mentre il rivale parlava, un contatto, un legame. Biden non ha smesso di agitarsi al tavolo, lanciando in alto le braccia, guardando verso il cielo, buttandosi indietro sulla sedia per sottolineare la sua impazienza quando Ryan aveva la parola. Non ha mai smesso di interrompere il suo rivale.
Dall'altra parte, un Ryan molto più sottotono ha saputo però mantenere la calma, fedele alla lezione imparata durante le prove generali, senza fare grandi errori ma senza mai contrattaccare di peso o uscire dal tracciato (Biden, capace di rispondere alla domanda subito nella prima frase al contrario di Ryan, ha fatto però un grosso errore descrivendo la Siria cinque volte più grande della Libia).
Per molti analisti, Biden è piaciuto ai democratici proprio perché è apparso pugnace all'estremo. Obama è stato accusato d'essere stato troppo passivo nel dibattito contro Romney e il suo vice doveva far dimenticare quella performance. Dall'altra parte, Ryan è piaciuto ai repubblicani che hanno giudicato il vice presidente fin troppo aggressivo e il numero due di Romney più stiloso ed educato. Per questo, c'è chi si chiede se questo dibattito possa realmente spostare voti. In realtà, ricorda il Washington Post, gli elettori americani hanno cercato nel confronto di giovedì elementi per capire chi può essere un valido numero due. Il vice presidente Biden non doveva convincere nessuno, e ha potuto così osare con un atteggiamento combattivo ed estremamente aggressivo. Il giovane Ryan, che soltanto due mesi fa, quando è stato scelto da Romney, era conosciuto soltanto dal 38% degli americani (secondo un sondaggio della Cnn) non poteva permetterselo.

Gli obiettivi erano diversi: Ryan era «lì a dimostrare che può essere presidenziale quando serve», Biden «doveva soffiare un po' di vento nelle vele democratiche», scrive il Los Angeles Times.
Twitter: @rollascolari

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