L'unica cosa certa è che è stata una terribile strage, stimata intorno ai 50 morti. Per il resto regna la confusione. L'esercito algerino è intervenuto in forze a In Amenas, l'impianto per l'estrazione del gas nel cuore del Sahara dove mercoledì un commando integralista islamico ha preso in ostaggio 41 (ma questa stessa cifra è incerta) occidentali e circa 600 lavoratori algerini. Il blitz però, con l'eufemismo usato da un diplomatico straniero, «non è andato molto bene per gli ostaggi» e il premier britannico David Cameron si è lamentato con Algeri per non essere stato avvertito dell'imminente attacco, annunciando il rinvio del discorso sull'Europa che avrebbe dovuto tenere oggi in Olanda e avvertendo i suoi connazionali di «prepararsi ad altre brutte notizie dall'Algeria».
Sui dettagli le informazioni disponibili si contraddicono. Non è chiaro il ruolo svolto a In Amenas dagli americani: la Casa Bianca ha precisato che è «prematuro» parlare di un possibile coinvolgimento militare Usa e si è limitata a una condanna dell'attacco terroristico, a una richiesta di chiarimenti alle autorità di Algeri e a confermare di «seguire la situazione da vicino», il che si traduce - secondo l'emittente statunitense Fox - nella presenza di un aereo senza pilota nei cieli sopra l'impianto della Bp nel deserto.
Risulta che il governo algerino, dopo il fallimento di un tentativo di negoziato condotto tramite alcuni capi tuareg, abbia deciso ieri mattina un attacco con gli elicotteri a In Amenas, che ha provocato la morte di una cinquantina di persone, fra le quali almeno 30 ostaggi; tra le vittime anche Abu al-Baraa, il capo degli uomini del commando che secondo il ministro dell'Interno algerino sarebbero arrivati dalla Libia. I militari sarebbero riusciti a liberare solo quattro ostaggi, mentre almeno altri sette (difficile indicarne la nazionalità: ci sarebbero un britannico e un giapponese, mentre la presenza di tre belgi è stata smentita da Bruxelles e Washington rifiuta di confermare che gli americani siano due) sarebbero morti durante il blitz. Miglior successo sembra che abbia avuto la missione di liberare i 600 algerini che i sequestratori avevano separato dagli stranieri: uno di loro ha raccontato che continuavano a tranquillizzare i musulmani, minacciando invece di morte «cristiani e infedeli».
Fino a sera le informazioni sono state contraddittorie: dapprima la radio di Algeri ha annunciato la fine delle operazioni a In Amenas, poi un ministro ha detto che «l'operazione prosegue» e che si stava sferrando l'attacco finale «che si concluderà domattina». È mancato il coordinamento con i governi occidentali, cosa di cui si è lamentato il premier britannico David Cameron, che si è messo in contatto con i colleghi francese e americano per discutere sul da farsi. Per François Hollande il sequestro «ha preso una piega drammatica» e l'episodio «giustifica ancor di più la decisione della Francia di andare ad aiutare il Mali».
Nel Paese del Sahel al centro dell'offensiva qaidista continuano intanto i combattimenti che vedono impegnati circa duemila militari francesi.
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