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Il padre del nuovo Sudafrica Nelson Mandela muore a 95 anni

L'eroe della lotta contro l'apartheid è morto all'età di 95 anni. Il presidente Zuma ha annunciato la sua scomparsa in un discorso televisivo alla nazione. Da domani al giorno delle esequie le bandiere saranno a mezzasta in tutto il Paese

Nelson Mandela con alle spalle il suo numero di matricola da prigioniero
Nelson Mandela con alle spalle il suo numero di matricola da prigioniero

Nelson Mandela è morto a 95 anni. Il presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, ha annunciato in un commosso discorso televisivo alla nazione la scomparsa del premio Nobel per la Pace: "I nostri pensieri sono con la sua famiglia, con i colleghi e amici e con il popolo sudafricano". Da domani al giorno delle esequie le bandiere saranno a mezz’asta in tutto il Paese.

"Nella feroce morsa delle circostanze non mi sono tirato indietro né ho gridato per l’angoscia. Sotto i colpi d’ascia della sorte il mio capo è sanguinante, ma indomito". Le parole del poeta inglese William Ernest Henley, che Nelson Mandela lesse fino a farne un mantra negli anni di carcere in Sudafrica, riassumono bene l'essenza della vita di Madiba, spesa in gran parte nella lotta all'apartheid e per un paese nuovo, liberato dalla segregazione razziale, che visse dal 1948 al 1994.

Figlio di una famiglia di sangue reale di etnia Xhosa, originario di Mvezo, villaggio del Transkei, un Mandela 24enne si unì all'African National Congress, il primo partito nero del Sudafrica. Ne fondò la Lega giovanile, insieme a compagni come Oliver Tambo e come Walter Sisulu. Con Sisulu condivise i lunghi anni di prigione a Robben Island, il carcere di massima sicurezza che sorge sull'isola davanti a Città del Capo, con Tambo l'avventura dell'ufficio legale Mandela e Tambo, il primo a fornire assistenza gratuita alla popolazione nera, che non avrebbe potuto ottenere una difesa per altre vie.

Per quasi vent'anni, fino al 1960, Mandela lottò contro l'apartheid con le armi della politica e della protesta, combattendo la segregazione e la maggioranza del Partito Nazionale. Uscì pulito da un'accusa di tradimento rivolta a lui e ad altre 150 persone, per cui fu processato dal 1956 al 1961. Fu nel 1960 che il futuro presidente del Sudafrica maturò la svolta. Il 21 marzo di quell'anno un gruppo di manifestanti neri venne massacrato a Sharpeville, città non troppo distante da Johannesburg, al termine di una giornata di mobilitazione. La polizia aprì il fuoco contro i dimostranti assiepati davanti alla stazione locale. Sul terreno rimasero circa 70 morti.

Il massacro di Sharpeville fu un momento fondamentale della storia di Mandela. Nello stesso luogo, anni dopo, Madiba firmerà la nuova costituzione sudafricana. Nello stesso luogo maturò la decisione di fondare l'Umkhonto we Sizwe, il braccio armato dell'Anc, convinto che la protesta pacifica poco potesse contro l'apartheid imposto dalla minoranza bianca. Il gruppo, che pure agì con una serie di attacchi bomba in diversi edifici governativi della nazione, non fu a lungo una minaccia per la sovranità dello stato. In pochi anni i suoi leader carismatici finirono in carcere. Lo stesso Mandela fu catturato nel 1962. In cella rimase per più di vent'anni, con una condanna all'ergastolo.

Nel 1985, ormai trasferito nel carcere di Pollsmoor, Mandela rifiutò l'offerta dell'allora presidente Pieter Willem Botha, che scarcerò diciotto prigionieri politici in cambio della promessa di rinunciare alla violenza a fini politici. Rimarrà in carcere ancora per cinque anni. Nel 1990, l'11 febbraio, venne liberato su iniziativa del presidente De Clerk, dopo una serie di forti pressioni dalla comunità internazionale. Il prigioniero 466/64, questa la sua matricola da carcerato, lasciò per sempre la prigione di Victor Verster (Città del Capo), con ben chiari i suoi obiettivi. A una folla immensa, radunatasi a Città del Capo, parlò del suo progetto, guidato dall'ideale "di una società libera e democratica, in cui tutti possano vivere insieme in armonia e con pari opportunità". Accanto a lui la seconda moglie, Winnie.

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Il 15 ottobre del 1993, il comitato che assegna il premio Nobel annunciò che ad essere insignito del riconoscimento per la Pace sarebbero stati Madiba e il presidente De Klerk, di cui Mandela prenderà il posto, in virtù del "ruolo decisivo nello smantellamento del sistema di segregazione razziale nel loro paese". Da Oslo, Mandela lanciò un appello alla giunta militare birmana, chiedendo la liberazione di un altro Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, in carcere dal 1989. A maggio dell'anno successivo, verrà eletto primo presidente di colore del Sudafrica. Vorrà De Klerk come suo vice, braccio destro nel percorso di riconciliazione nazionale.

Al termine del suo mandato, Mandela lasciò la politica attiva, impegnandosi però per i diritti e ottenendo riconoscimenti in tutto il mondo. Lasciò la vita pubblica nel 2004, con poche eccezioni: il grande concerto londinese di Hyde Park (2008) per i suoi novant'anni e la cerimonia di chiusura dei mondiali 2010, che volle fortemente in Sudafrica.

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A partire dal 2013, Mandela è stato più volte ricoverato, a causa di un'infezione polmonare, legata a una tubercolosi di cui aveva sofferto in carcere.

Se n'è andato oggi, a novantacinque anni, tra il cordoglio della sua nazione.

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