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Turchia, le scuse servono a poco Folla ancora in piazza nella notte

La protesta turca torna ad affollare Istanbul e Ankara, nonostante le parole del governo. Reporters senza frontiere denuncia attacchi ai giornalisti

Forze dell'ordine in strada ad Ankara
Forze dell'ordine in strada ad Ankara

Per un'altra notte ancora, la Turchia di piazza Taksim è tornata a manifestare. Lo stesso schema delle proteste a cui si è assistito nei giorni scorsi si è ripetuto di nuovo. A poco sono servite le scuse del governo. Il premier Erdogan ha delegato a Bulent Arinc, conservatore vice dell'Akp, un mea culpa che ai manifestanti deve essere sembrato poca cosa, rivolto com'è solo a chi è sceso in strada "in difesa dell'ambiente", quando da giorni la piazza ribadisce che la salvezza del Gezi Park non è stata che la scintilla di un moto differente.

Come nell'Egitto della primavera araba - ma parlare di un corrispettivo turco è prematuro - la manifestazione ha unito rivalità storiche. I tifosi delle più grandi squadre turche, compresi quel Besiktas e quel Fenerbahce divisi da un rapporto conflittuale, si sono stretti nel nome di quella che uno tra gli ultras scesi in piazza ha definito la "Turchia che si batte", in contrasto con un governo di Erdogan di cui si chiede a gran voce le dimissioni.

Nella notte i manifestanti hanno occupato ancora la centralissima piazza Taksim, cuore di Istanbul. In centinaia hanno manifestato anche ad Ankara. I lacrimogeni e gli idranti della polizia hanno di nuovo allontanato il cuore della piazza dagli uffici governativi delle due città, mentre ad Hatay - secondo la emittente Ntv - due poliziotti e tre manifestanti sono rimasti feriti in una protesta dal segno diverso, preoccupata dalla vicina frontiera con la Siria. Qui la gente ha dovuto assistere al massacro di Reyhanli, villaggio scosso da autobombe che hanno preso almeno nove vite, nel dilagare di un conflitto oltrefrontiera pericoloso e di cui non si vede la fine.

Sarebbero 3mila secondo le associazione mediche le persone rimaste ferite in questi giorni di scontri. Due o tre i morti. Diverse le cifre fornite dalle autorità, che al momento parlano di 244 poliziotti e 64 manifestanti. Una nota di Reporters Senza Frontiere parla di feriti anche tra i giornalisti: 14, "colpiti deliberatamente dalla polizia", che con i manifestanti si è mostrata finora per nulla tenera.

Nella notte almeno 24 persone sarebbero state arrestate per avere diffuso su twitter inviti a unirsi alla protesta.

Già nei giorni scorsi il premier turco aveva puntato il dito contro i social network, definiti "la peggiore minaccia della società" per le "bugie" che veicola.

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