Ucraina, voto separatista nell'est: miliziani filo Kiev sparano sui civili

Nella regione del Donbas, il decotto polmone metallurgico e minerario dell’Ucraina, i filo russi sono andati in massa a votare: 75% di affluenza a Lughanks e 40% a Donetsk. Blitz di miliziani ucraini: sparano sui civili e occupano un seggio

Ucraina, voto separatista nell'est: miliziani filo Kiev sparano sui civili

Miliziani armati, famiglie con il figlio in passeggino, veterani della seconda guerra mondiale tutti assieme a fare la coda per votare nell’ex casa della Cultura di Slaviansk adibita a seggio. Nel fortino filo russo circondato dall’esercito ucraino, dove si è combattuto fino alle prime ore del mattino i separatisti hanno apertole urne per il referendum sull’autogoverno della loro repubblica nell’est del paese.

Uomini armati legati a Kiev hanno sparato sui civili che volevano votare uccidendo una persona e ferendone altre. “E’ stato pazzesco. Sono salva per miracolo. Un proiettile mi ha sfiorato di un centimetro, ma almeno un civile è stato ucciso. Ad un altro hanno portato via un piede con una raffica sparata a terra e c’erano altri due feriti o moribondi”. Francesca Volpi, fotografa freelance, racconta di getto l’ultimo episodio della guerra civile ucraina.

A Krasnoarmeisk, 80 chilometri da Donetsk, la “capitale” dei ribelli filo russi, uomini armati legati a Kiev hanno sparato sui civili ed in mezzo c’erano dei giornalisti. Il governo ucraino smentisce che si tratti di forze regolari, ma non la sparatoria.

Domenica nella regione del Donbas, il decotto polmone metallurgico e minerario dell’Ucraina, i filo russi sono andati in massa a votare. Dai seggi di Donetsk, alla prima linea di Slaviansk, il via vai di gente è continuo anche nel tardo pomeriggio. I dati sull’affluenza forniti dagli organizzatori del referendum parlano del 75% di affluenza a Lughanks e 40% a Donetsk nel primo pomeriggio, ma le urne restano aperte fino alle 20.

“Voto l’indipendenza per la mia piccola patria di Donetsk perché mi oppongo all’ultranazionalismo di Kiev. Sono nato nella grande patria dell’Urss e per questo chiedo che la Russia ci protegga” spiega Oleg Ivanovic in buon italiano.

In mattinata, nella “capitale” della provincia ribelle, c’erano lunghe file davanti ai seggi, ma in città diversa gente crede ancora nell’Ucraina unita. “Viviamo sotto occupazione e ci stiamo organizzando per resistere anche se non abbiamo armi” sostiene Ghennadi incontrato quasi di nascosto in un parco cittadino. Gli oppositori dei filo russi hanno fondato il Fronte patriottico, ma i separatisti si rafforzeranno con il referendum, anche se Kiev e la comunità intrenazionale lo bolla come “una farsa”.

Svetlana, una babucka di Slaviansk, che è andata a votare ha una speranza: “Forse il governo ci ascolterà concedendo l’autonomia che chiediamo. E se non lo farà ci penserà la Russia”.

Le strade sono spezzettate dai posti di blocco dei separatisti armati e barricati.

Le postazioni ucraine sono quasi invisibili. A Mariupol, la città costiera dove sono scoppiati sanguinosi scontri venerdì, è stato trovato impiccato il capo della polizia accusato di aver dato ordine di sparare sui filo russi scesi in piazza.

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