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Ukip, show all'Europarlamento: spalle girate all'Inno alla Gioia

Scontata l'elezione di Schulz alla guida del parlamento Ue. Meno scontato il debutto degli euroscettici: sebbene rafforzati, le divisioni interne rischiano di marginalizzarli

Gli eurodeputati dell'Ukip voltano le spalle all'Inno alla Gioia
Gli eurodeputati dell'Ukip voltano le spalle all'Inno alla Gioia

L'ottava legislatura del Parlamento europeo non avrebbe potuto iniziare nel peggiore dei modi. E non certo per la plateale protesta anti europea inscenata da Nigel Farage e dei parlamentari dell'Ukip che, alla plenaria di Strasburgo, hanno voltato le spalle mentre veniva eseguito l'Inno alla gioia, inno dell’Unione europea. Se il buon giorno si vede dal mattino, l'elezione del socialdemocratico tedesco Martin Schulz alla presidenza dell'Europarlamento è sicuramente uno dei peggiori presagi che potesse riecheggiare nel cielo di Strasburgo.

Lo schieramento delle formazioni politiche europeiste si è indebolito ma resta maggioritario. Quello degli euroscettici si è rafforzato ma è diviso al suo interno. Non è stato quindi difficile per la "grande coalizione" in salsa europea costituita da popolari, socialdemocratici e liberaldemocratici per far passare la nomina di Schulz, che adesso ce lo ritroveremo alla guida del parlamento Ue per i prossimi due anni e mezzo, e dettare l'agenda dei lavori dell’assemblea. Sulla carta Schulz contava ben 479 voti rispetto ai 376 necessari per essere eletto. Ne incassa 409. Qualche franco tiratore. Ma non abbastanza per sbarrargli la strada. Il fenomeno potrebbe, tuttavia, avere ripercussioni non positive sul secondo pilastro della "grande coalizione", cioè quello dell'elezione di Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione Ue il prossimo 16 luglio.

Se alla vigilia della plenaria l'elezione di Schulz era data per scontata, tutt'altro che scontato il debutto delle schiere euroscettiche. Per la prima volta nella storia varcano la soglia dell'emiciclo esponenti neonazisti provenienti dalla Grecia (Alba Dorata) e dalla Germania (Npd). Gli occhi dell'opinione pubblica, però, sono puntati sulle due grandi coalizioni anti Europa: da una parte la formazione guidata da Farage e a cui hanno aderito anche i 17 grillini, dall'altra Marine Le Pen, la leader del Front National a cui, nonostante il successo conseguito in Francia, non è riuscita la formazione di un gruppo politico insieme agli xenofobi olandesi del Pvv e alla pattuglia leghista di Matteo Salvini. Tutti finiti tra i "non iscritti", con il forte rischio di essere marginalizzati dai lavori dell’assemblea e delle commissioni parlamentari. Forse proprio per ottenere uno scampolo di visibilità Gianluca Buonanno si è presentato in Aula coperto da un tetro burqa nero.

In realtà anche i grillini rischiano di finire marginalizzati. L'alleanza a cui Beppe Grillo ha aderito passa da Efd a Efdd. Una "d" in più per passare da "Europa della libertà e della democrazia" a "Europa della libertà e della democrazia diretta". Nonostante l'alleanza con lo UK Independence Party, tuttavia, gli stellati potrebbero finire vittime di una manovra "a tenaglia" che, secondo indiscrezioni, starebbero mettendo a punto i membri della "grande coalizione". E un primissimo segnale di insofferenza può essere intravisto dal netto rifiuto dei grillini di voltarsi mentre in Aula hanno risuonato le note di Beethoven. "Non c'è alcun problema, con Grillo siamo uniti sulle questioni più importanti", minimizza Farage. Che ai suoi dice: "Questo sarà un Parlamento più emozionante, divertitevi!". L'indipendentista scozzese David Coburn lo ha preso sul serio.

E alla plenaria ha sfilato in kilt.

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