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Varsavia, i tifosi laziali ancora in carcere E il governo cosa fa?

Da una settimana 22 italiani sono in carcere in Polonia. I genitori chiedono un incontro con Letta. La Bonino vuole vederci chiaro, ma intanto loro stanno dietro le sbarre

Varsavia, i tifosi laziali ancora in carcere E il governo cosa fa?

I genitori battono i pugni sul tavolo e pretendono un incontro con il premier Letta, il ministro Emma Bonino chiede maggiore chiarezza, intanto però 22 cittadini italiani, nonché tifosi laziali, sono ancora in carcere a Varsavia. La situazione è criptica. Non ci sono notizie certe né sui tempi del rilascio né sulle dinamiche dell'accaduto. "Sui tempi di rilascio dei tifosi della Lazio ancora in carcere a Varsavia non ho notizie precise, mi auguro avvenga presto", ha dichiarato Wojciech Unolt, Ministro Consigliere dell’Ambasciata polacca in Italia, aggiungendo che "tutte le persone fermate sono state sottoposte a regolare procedura giudiziaria in rito abbreviato, in una sola giornata più di 130 persone. Tutti sono stati assistiti da avvocati di ufficio e da un interprete personale, so che alcuni testimoni oculari hanno raccontato di offese o di trattamenti ingiusti. Ovviamente da Roma non posso esprimermi sui fatti, ma abbiamo a che fare con due verità contrastanti, quella dei tifosi e quella della polizia polacca. Posso in ogni caso confermare che la polizia ha effettuato gli arresti secondo le procedure del nostro paese. Voglio ricordare che quasi tutti i tifosi sono stati rilasciati entro le prime 48 ore. Agli altri, ancora in carcere, è stato contestato il reato di aggressione a pubblico ufficiale. So che alcuni hanno già ricevuto la condanna di primo grado, altri sono in attesa". Appunto, in attesa da una settimana.

Fratelli d'Italia è in prima linea. Gli eurodeputati Carlo Fidanza e Marco Scurria, da ieri sera sono a Varsavia e hanno visitato il carcere di Bialoleka e incontrato alcuni dei ragazzi. "Hanno subito un trattamento non degno di un Paese dell'Unione europea. Ora le condizioni di detenzione sono migliorate, ma abbiamo voluto incontrare il direttore del penitenziario per segnalare alcuni aspetti ancora critici. Pesa psicologicamente sui ragazzi l'incertezza assoluta, l'indefinitezza del quadro accusatorio e la difficoltà nei contatti con le famiglie. Ora è tempo di accelerare la risoluzione del caso, intensificando le pressioni a tutti i livelli perché vengano ridotti al minimo i tempi burocratici per consentire il pieno diritto alla difesa e l'individuazione di una soluzione definitiva che porti alla scarcerazione, in attesa di verificare in sede processuale le effettive responsabilità", hanno dichiarato gli europarlamentari, che si sono uniti alla richiesta di Giorgia Meloni - fatta al premier Letta - di porre la questione in cima all'agenda del vertice di domani a Varsavia e di rendersi disponibile ad incontrare i familiari dei ragazzi.

Il ministro Emma Bonino, dopo giorni di silenzio, prova a far sentire la sua voce. "La ricostruzione formale dei fatti di giovedì, venerdì e sabato è arrivata questa notte, ma altri dettagli vanno chiariti, e per questo è partito il prefetto del ministero degli interni per incontri con i suoi omologhi. Al di là dei 22 arrestati di cui chiediamo la liberazione, che hanno tutti fascicoli individuali, e di cui si occupano gli avvocati della società Lazio, chiediamo di capire cosa è accaduto con i fermi di massa. Chiediamo di avere risposte esaustive su tutti gli altri fermati, soprattutto sul corteo e gli incidenti di giovedì", ha detto il titolare del dicastero degli Esteri. Nel frattempo, i genitori degli italiani detenuti chiedono "un incontro ufficiale con il presidente del Consiglio Enrico Letta, che domani sarà qui a Varsavia per il vertice intergovernativo con il primo ministro Donald Tusk. Da giorni siamo in Polonia per seguire personalmente cosa sta succedendo ai nostri ragazzi".

Nella speranza che si riesca a fare qualcosa per loro.

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