La «vie en rose» dei gay di Francia Ora potranno sposarsi e adottare

La «vie en rose» dei gay di Francia Ora potranno sposarsi e adottare

La Francia secondo Hollande sarà un Paese per famiglie gay, meno discriminazioni. «Dal 1 settembre 2013 in Francia sarà possibile anche per le coppie omosessuali, senza alcuna discriminazione sposarsi legalmente e adottare dei figli». Ieri l’annuncio del primo ministro Jean-Marc Ayrault ha tracciato la linea. La prima grande promessa sui temi sociali del governo Hollande è stata esaudita. Si parte. Non ci saranno più restrizioni e limiti. E promette di essere più sfrontata della politica di Zapatero. D’ora in poi anche gli omosessuali potranno adottare bambini, e indietro non si torna. Due mamme, due papà, una società che cambia, gli altri bambini a scuola che ti prendono in giro, la difficoltà di spiegare, di far comprendere. Una scelta delicatissima e coraggiosa da affrontare, che divide. Un passo avanti, un’apertura fondamentale secondo laici e progressisti, un colpo al cuore per gli altri, cattolici in testa. «La nostra società si evolve, gli stili di vita e le mentalità cambiano, nuove aspirazioni si vanno affermando», ha commentato Ayrault nel discorso di presentazione in Parlamento delle politiche del nuovo esecutivo. La conferma di Ayrault è arrivata a pochi giorni dalla celebrazioni del Gay Pride a cui ha simbolicamente partecipato anche il ministro della Famiglia Dominique Bertinotti. Ma come la pensano i francesi? Secondo i sondaggi il 63 per cento è favorevole al matrimonio omosessuale e un po’ meno - il 56% -alle adozioni. Dato che non sono gli stessi stando alle organizzazioni di genitori gay che parlano di almeno 200mila i bambini che vivrebbero in famiglie omoparentali. Secondo le ultime rilevazioni, omosessuali e bisessuali rappresentano il 6,5% dell’elettorato francese contro il 4,5% dei cattolici praticanti. Di recente il ministro della Sanità, Marisol Touraine, ha annunciato che agli omosessuali sarà anche permesso di donare il sangue.
In Europa già molte nazioni hanno dato il via libera alle unioni e alle adozioni gay, come il Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania, Islanda, Olanda, Norvegia, Spagna, Svezia e Gran Bretagna. In Svezia tra i primi paesi a permettere l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali resta un fenomeno raro. È dal 2003, infatti, che Stoccolma ha imboccato questa strada accodandosi, a livello europeo, ai Paesi Bassi e al Regno Unito. Così gay e lesbiche possono non soltanto adottare il bambino del loro partner ma anche, in quanto coppia, candidarsi a ricevere un bimbo in Svezia o all’estero. Ciò non è tuttavia servito come trampolino di lancio. Soltanto il Sudafrica autorizza le coppie omosessuali, originarie del paese, all’adozione. Inga Naslund, portavoce dell’agenzia Adoptionscentrum, rileva che è inutile farsi illusioni su nazioni come la Cina, dove l'adozione ai celibi è stata interdetta, la Corea del Sud e i paesi baltici: «I genitori adottivi sono molto più numerosi dei bambini e questo non incoraggia i cambiamenti». Realisticamente però occorre rendersi conto che in paesi come la Cina, estremamente negativi nei confronti degli omosessuali, le attitudini non muteranno in una notte. Nel 2002, l’American Academy of Pediatrics ha approvato l’adozione delle coppie omosessuali: ha considerato come valida la figura familiare del compagno del single omosessuale che adotta.

La Corte Suprema della California ha affermato che i partner dello stesso sesso possono adottare bambini, e il 60 per cento delle agenzie di adozione nazionale hanno riferito di accettare le domande di gay e lesbiche.
Intanto anche su Facebook, dopo le nozze gay di uno dei fondatori, d’ora in poi ci sarà un’icona per le persone dello stesso sesso (nella fotina) che si dichiarano sposate sul social network. Rivoluzioni digitali.

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