Vittoria senza trionfo per Romney Santorum non molla

L’ex governatore del Massachussets si impone in 6 Stati su 10 ma fallisce il colpo del ko: non convince la destra

Vittoria senza trionfo per Romney Santorum non molla

L’unico che ride davvero alla fine del Supertuesday delle primarie repubblicane in America è Barack Obama. Di nuovo. Ancora. Perché vince Romney, ma non stravince. Perché l’ex governatore dopo il voto di ieri in dieci stati si avvicina alla nomination, ma non quanto sperava. Significa che la corsa continua, che Rick Santorum non molla, che a destra continueranno a lottare tra loro ancora per un bel po’, allungando così i tempi per l’inizio della sfida al presidente uscente. Obama ride per questo e perché i sondaggi dicono che ogni settimana in più delle primarie repubblicane è un punto di vantaggio per lui. Non male per uno che è detestato da mezza America.

Eppure così è, adesso. Così è per la difficile situazione del campo repubblicano: Romney è lì, sempre avanti nella conta dei delegati, ma poco amato nel Sud, tra gli elettori evangelici, quelli del tea party e delle zone rurali del Paese. Mitt ha vinto in effetti 6 Stati su 10, compreso il fondamentale Ohio, seppur di misura. Ma ieri a Boston, dove qualcuno immaginava potesse festeggiare, nessuno ha brindato. La tenuta di Rick Santorum, vincitore in tre Stati, fa così pensare che si andrà ancora per le lunghe. La prospettiva è quella di una battaglia fratricida, logorante e costosissima, che potrebbe finire solo la prossima estate. Insomma, lo scenario peggiore per chi da mesi, a suon di milioni di dollari, punta a cacciare Barack Obama dalla Casa Bianca il prossimo 6 novembre.

Persino Newt Gingrich, dopo l’affermazione netta nella sua Georgia, annuncia che andrà avanti. Ma è la competizione tra Romney e Santorum che alimenta la corsa. I giornali analizzano e, tifando praticamente tutti per Obama, godono. Washington Post ieri descriveva così la situazione: «Nessun ko al Supertuesday». E questa metafora pugilistica è la più usata in queste ore. Poi Cnn: «Romney non c’è ancora». Poi ancora, il Boston Herald: «Mitt manca ancora una volta il colpo da ko». Tutto vero, anche se lo staff di Romney, magari senza tanto entusiasmo, si aggrappa ai numeri. In un breve briefing nello stato maggiore di Boston, ripetono forse più a sé stessi che ai giornalisti che «è matematicamente impossibile che Santorum vinca la nomination». E in democrazia, ripetono come un mantra, senza la matematica non si va da nessuna parte. Dopo ieri, Romney guida la corsa verso la nomination con 415 delegati. Rick Santorum ne ha 176, meno della metà. E quando devono essere ancora assegnati 1.541 delegati, Mitt è decisamente più vicino alla quota fatidica dei 1.144 delegati, quella che assicura la nomination. Verissimo. Con la sola, piccola, fregatura: i tre prossimi appuntamenti sono nel midwest (Kansas) e nel Sud (Alabama e Mississippi).

Gli ultimi due dovrebbero premiare Santorum, dandogli respiro fino alla primavera, quando si voterà in Illinois, Texas, California, New York: gli stati più popolosi e più vicini a Romney. Si chiuderà lì, forse. Un altro mese, quindi, o anche di più. Tutto tempo che serve più a Obama che ai repubblicani.

Twitter: @giudebellis

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